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1. Il Cinquecento: la definizione
del
textus receptus
A parte la
Poliglotta Complutense, nella quale il testo greco del
NT deriva da codici della Biblioteca Vaticana, la prima edizione
“critica” del NT si deve a Erasmo da Rotterdam. Essa
viene pubblicata dello stampatore J. Froben tra l’ottobre del
1515 e il febbraio 1516 e fino al 1535 avrà cinque edizioni.
Grazie alla sua
scoperta nel 1504 delle Adnotationes di Lorenzo Valla,
che lo avvia alla necessità di un approccio critico al testo,
Erasmo comincia preparando una traduzione Latina del NT. Grazie
poi ad un soggiorno in Italia (dove conosce il famoso stampatore
Aldo Manuzio e il card. Giovanni de’ Medici, futuro papa Leone
X) avverte sempre più la necessità di collazionare vari
manoscritti in vista di un’edizione del testo greco del NT nel
1511-1512.
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Copertina
dell'edizione di Erasmo |
La prima edizione del NT (intitolata
Novum Instrumentum) esce nel 1516, mentre la seconda esce
nel 1519 con il titolo di Novum Testamentum. Rispetto
alla prima è due volte più ampia e contiene diverso materiale
introduttivo, con delle Annotazioni e un trattato di
metodologia. La traduzione latina è completamente rifatta. Nelle
Annotazioni espone i suoi intenti, il primo dei quali è
di eliminare le corruzioni testuali. Inoltre, egli è pienamente
consapevole del fatto che la Bibbia è un documento umano e, in
quanto tale, soggetto ad errori di scrittura. Oltre tutto opera
una traduzione in un latino molto lontano dalla Vulgata. Il
fatto che egli osi alterare la sacralità del testo per ragioni
stilistiche suscita notevoli critiche da parte di circoli
conservatori.
L’opera fu stampata da Johann Froben
di Basilea, la cui stamperia attirava un gran numero di
studiosi. Erasmo stesso nelle sue lettere descrive la propria
esperienza alla stamperia, dicendo quante ore di lavoro spendeva
per preparare i caratteri e per correggere le bozze. Il testo di
circa 1000 pagine a copia fu stampato in soli sei mesi, un
record per quei tempi. I numerosi errori contenuti nella prima
edizione spiegano perché la seconda sia molto diversa. Lo stesso
Erasmo si lamenta della eccessiva fretta che gli si impone. |
D’altra parte, proprio la stamperia
di Froben, centro prestigioso per l’editoria europea del tempo,
assicurò all’opera di Erasmo un altissimo profilo. Il predomino
della sua versione greca rispetto a quella della Complutense
fu sancito nel momento in cui essa ottenne un’esclusiva d’uso di
quattro anni nel Sacro Romano Impero.
Nella quarta ediz. del 1527 Erasmo corregge il
testo anche sulla base del confronto con la Bibbia Complutense,
che forniva un testo migliore. Ci fu una quinta edizione,
pressoché invariata, nel 1535, e in seguito molte ristampe,
anche illegali, ovunque. L’edizione di Erasmo ebbe in definitiva
maggior successo di quella di Ximenes, benché fosse meno valida
criticamente, dal momento che fu la prima ad apparire sul
mercato, ed in una veste più comoda ed economica, e fu alla base
del textus receptus riprodotto per molti secoli (almeno
fino all’800), insieme alle manchevolezze filologiche, anche
gravi, che conteneva.
A breve tempo di distanza dall’edizione
di Erasmo e ad essa riconducibile, escono le quattro
edizioni dello Stephanus (latinizzazione di
Robert Estienne): quelle del 1546, 1549 (vedi
qui) e 1550 (a Parigi) e quella del 1551 (a Ginevra,
dove il protestante Estienne si era rifugiato). Queste
quattro edizioni, sulla scia di Erasmo e della
Complutense, segnano un indubbio progresso
filologico.
Si tratta infatti del primo Nuovo
Testamento a stampa in greco dotato di apparato critico
in senso moderno, cioè con l’indicazione delle varianti
tramite simboli tipografici. La collazione dei
manoscritti delle terza edizione (vedi
qui) fu fatta dal figlio di Robert Estienne, Henri.
Il testo che ne risulta è alla base textus receptus.
La particolarità della quarta edizione (vedi
qui) è la comparsa per la prima volta della
suddivisione del testo in versetti (è quella usata
ancora oggi). Secondo il racconto del figlio Henri,
questa suddivisione fu fatta dal padre mentre era in
viaggio in carrozza da Parigi a Lione (più probabilmente
il lavoro venne svolto in una locanda).
Teodoro di Beza,
successore di Calvino a Ginevra, pubblica diverse
edizioni del NT servendosi delle varianti testuali stabilite da
Robert Estienne. Egli utilizza
anche il codice D (detto
codex Bezae o
Cantabrigiensis, in quanto da lui donato nel 1581 alla
biblioteca dell’università di Cambridge) (vedi
qui).
Quasi 120 anni dopo l’edizione di Erasmo, nel
1624 Bonaventura e Abraham Elzevir di Leyden pubblicano
una edizione
del Nuovo Testamento che combinava le edizioni di Erasmo, dello Stephanus e di Teodoro Beza. Nel 1633 pubblicano la seconda
edizione, nella quale compare questa nota editoriale:
textum ergo habes nunc ab omnibus receptum in quo nihil
immutatum aut corruptum damus.
La definizione di textus receptus («testo
ricevuto») venne applicata retroattivamente a tutte le edizioni
del NT che vennero pubblicate tra il 1516 e il 1633. Sebbene
si basi su pochi manoscritti tardi, con alcune
lezioni non attestate dai manoscritti greci oggi noti, il
textus receptus rimarrà per due secoli il testo di
riferimento dell’Occidente cristiano, un testo assai rispettato
e autorevole.
In sintesi:
edizioni |
nr. ed. |
anno |
Erasmo |
5
edizioni |
1516, 1519, 1522, 1527, 1535 |
Robert Estienne |
4
edizioni |
1546, 1549, 1550 (vedi
qui per il testo), 1551 |
Teodoro di Beza |
9
edizioni |
1565
- 1604 |
Elzevir |
3 edizioni |
1624, 1633, 1641 |
2. Il Seicento e Settecento: la critica al
textus receptus
Nonostante la fissazione del textus
receptus, cominciavano a essere adoperati anche
manoscritti di maggiore antichità: B. Walton,
nella sua Bibbia poliglotta (1655-1657) fornisce delle
varianti tratte dal codice
Alessandrino (poi noto come A), offerto a Carlo I
d'Inghilterra dal patriarca di Costantinopoli Cirillo Lucaris; John Fell (1675) fa riferimento
al codice
Vaticano (poi indicato come B). Il testo stampato
continuava tuttavia ad essere lo stefaniano o
elzeviriano.
Le prime edizioni critiche, che mettevano
in forse il prestigio acquistato dal textus receptus,
sono posteriori alla Histoire critique du texte du
Nouveau Testament di
Richard
Simon.
L'opera di Simon era del 1689: nel 1707 apparve
l'edizione del Nuovo Testamento greco di John Mill, che
conteneva circa 30.000 varianti al textus receptus
indicate in apparato (il testo stampato continuava ad
essere quello stefaniano del 1550). L'opera fu
fieramente osteggiata perché sembrava indebolire
l'autorità della scrittura. Da ricordare anche
John
Albrecht Bengel,
e la sua edizione del 1734: egli riproduceva in generale
il receptus, ma forniva un'ampia raccolta di
varianti (già collazionate e pubblicate da altri
studiosi) classificandole in ordine decrescente di
valore: lezioni che egli riteneva originali; lezioni che
forse sarebbero state da preferire al testo stampato;
lezioni di valore equivalente a quella del
textus
receptus;
lezioni di valore inferiore; lezioni di nessun valore,
da respingere. |
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John
Albrecht Bengel |
Ancora più importante è l'affermazione di Bengel che l'evidenza dei manoscritti non è data dalla
loro quantità, ma dal loro valore; pertanto vanno divisi
in famiglie, tribù, nazionalità (molti manoscritti
appartenenti alla stessa famiglia, cioè affini tra
loro, non costituiscono un'evidenza maggiore di pochi
manoscritti appartenenti a famiglie diverse). Bengel
metteva da una parte i manoscritti asiatici (quelli più
recenti), dall'altra i manoscritti africani
(suddividendoli in alessandrini e latini): sono i primi
passi della futura teoria dell'origine locale dei testi
del NT.
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Seguirono le edizioni di J. Jakob
Wettstein di Basilea il quale, sospettato di eresia
per i suoi studi sul testo che lo portavano ad
abbandonare in alcuni punti il textus receptus,
fu processato ed espulso dal ministero. Diventato
professore di ebraico e di filosofia ad Amsterdam,
pubblicò un Nuovo Testamento greco (1751-52) in due
volumi con apparato critico (vedi immagine), per
il quale aveva collazionato un centinaio di manoscritti.
Mentre fino a quel momento i manoscritti erano indicati
in base al luogo dove erano stati ritrovati,
Wettstein introdusse le sigle ancora in uso ora,
cioè per i maiuscoli le sigle A, B, C ecc. (fino a O) e
per i minuscoli i numeri corsivi fino al 112. Questo
permise di ridurre notevolmente lo spazio occupato
dall'apparato critico.
Successivamente si procede in questa
direzione, lavorando per definire le famiglie di mss. e
i tipi di testo, per classificare gli errori e
per elaborare regole critiche. Si pubblicano edizioni in
cui sempre più nettamente ci si distacca dal textus
receptus. |
Una svolta si ha alla fine del ‘700 con
l’opera di Johann Jakob Griesbach, che pose le
basi per qualsiasi lavoro successivo sul NT. Viaggiò
instancabilmente per raccogliere manoscritti, dedicò
speciale attenzione alle citazioni patristiche e alle
versioni antiche del NT, studiò la storia della
trasmissione del testo del NT nell’antichità, approfondì
la questione delle famiglie di mss. e ne riconobbe tre,
che denominò alessandrina, occidentale e bizantina.
Fissò un canone di quindici regole da seguire nella
scelta delle varianti. Per primo, in Germania, osò
abbandonare il textus receptus in più punti.
Pubblicò varie edizioni tra il 1775 e il 1807, che
furono ristampate anche in molti altri paesi esercitando
grande influenza e dando impulso allo sviluppo delle
ricerche filologiche sul testo del NT. |
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J. J. Griesbach |
3. Le grandi edizioni dell'Ottocento
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Il primo studioso a rompere con
l'ossequio tradizionale al textus receptus fu
Karl
Lachmann.
Nel 1831 il famoso filologo pubblicò a Berlino
un'edizione che tentava di riprodurre il testo greco
corrente alla fine del IV sec., fondato dunque su un
certo numero (ma ancora troppo limitato) di manoscritti
dell'epoca, escludendo quelli tardivi e le edizioni
stampate nei tre secoli precedenti. |
L'opera di Lachmann preparò la via ai
«grandi» del XIX secolo. Il primo fu Constantin
Tischendorf (1815-1874), noto come il fortunato
scopritore del codice Sinaitico, del IV secolo, da lui
avventurosamente rinvenuto nel monastero ortodosso di
S. Caterina sul monte Sinai nel 1859. L'opera
di Tischendorf è d'una vastità imponente: oltre al Sinaitico scoprì altri 21 manoscritti, ne citò 23 per
la prima volta, ne pubblicò 18. Curò ben otto edizioni
del NT fra il 1841 e il 1872; il numero di saggi sul NT
da lui composto ammonta a oltre 150. L'VIII edizione del
suo Nuovo Testamento greco (in due volumi, usciti a
Lipsia nel 1868-1872) è la più ampia raccolta di
varianti esistente per il Nuovo Testamento nella sua
interezza, e benché le nuove scoperte di manoscritti
l'abbiano resa superata, i servizi che poteva rendere
in base alle conoscenze che si avevano allora sono
tuttora validi, e nessun'altra opera completa è venuta a
sostituirla (vedi
qui per il testo). |
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C. Tischendorf
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B. F. Westcott
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La seconda edizione critica fondamentale
del XIX secolo è quella di Brooke Foss
Westcott e Fenton John Anthony Hort.
Entrambi professori a Cambridge, collaborarono durante trent'anni nel lavoro di critica testuale.
Nel 1881 Westcott e Hort pubblicarono
The New Testament in the Original Greek, I Text; II
Introduction, Appendix.
Anziché cercare e collazionare nuovi
manoscritti, come Tischendorf, essi utilizzarono
precedenti raccolte di varianti, selezionandole in base
a una rigorosa metodologia critica. Per questo il loro
testo non è corredato da un apparato, ma unicamente da
una selezione di varianti in margine, chiamate
alternative readings. Però le varianti dei
passi più problematici sono discusse nel II volume (vedi
qui per il testo). |
4. Il Novecento
L’edizione più monumentale del XX sec. fu quella
di Hermann Freiherr von Soden, in 4 volumi, usciti a
Berlino e Gottinga tra il 1902 e il 1913, il quale attraverso
suoi allievi poté consultare un gran numero di testimoni mai
prima esaminati ed approntare un apparato critico imponente, ma
assai complicato e difficile da consultare a causa dell’uso di
sigle per i mss. che non furono accolte dagli studiosi e
risultano ostiche. I risultati critici di tanto lavoro furono
però limitati, anche perché von Soden attribuì un’importanza
eccessiva al testo bizantino (vedi
qui per il testo).
Nel 1959 è sorto l’Institut
für neutestamentliche Textforschung (Istituto per la
ricerca testuale neotestamentaria), a Münster, diretto da
Kurt Aland (+ 1994), affiancato, dal 1983, da Barbara
Aland. È il massimo centro per l’inventario e lo studio dei
testimoni del testo greco del NT, con la pubblicazione di
fondamentali sussidi critici, concordanze, strumenti informatici
ecc. Un suo progetto è la pubblicazione di tutto quanto esiste
del NT su papiro (Das Neue Testament auf Papyrus), di cui
sono usciti due volumi, dedicati alle Epistole cattoliche (1986:
vedi qui) e alle lettere ai Romani e 1-2Corinzi (1989:
vedi qui e
qui).
Un’altra iniziativa è stata assunta da un gruppo
di studiosi inglesi e americani (American and British
Committees of the International Greek New Testament Project)
per preparare edizioni dei libri del NT con un apparato critico
ampio e documentato. È uscito per ora il Vangelo di Lc, in due
volumi (Oxford 1984-1987), e si sta ora lavorando al Vangelo di Gv.
5. Le edizioni manuali recenti
Per più ampia descrizione
delle varie edizioni critiche (testo inglese),
vedi qui.
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sigla |
titolo |
note |
NTG27
(o NA27)
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Novum
Testamentum graece,
ed. NESTLE – ALAND,
a cura di K. Aland
- M. Blackl - C.M. Martini - B.M. Metzger - A. Wikgren,
Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 199927.
(vedi
qui un esempio) |
La
Nestle-Aland è a tutt'oggi la più diffusa e la più
nota nel mondo. La prima edizione, curata da Eberhard
Nestle, comparve a Stuttgard nel 1898; si tratta di
un testo eclettico che mette insieme le grandi edizioni
di Tischendorf e di Westcott-Hort. Le edizioni di
riferimento venivano messe a confronto e si sceglieva la
lezione adottata da due edizioni su tre. A partire dalla
13ª ed. (1927) subentrò il figlio, Erwin Nestle.
Dal 1952 fu associato all’impresa Kurt Aland, e
si incominciò a collazionare direttamente mss. e papiri.
Nel 1979 compare la 26ª ed., a cura di una équipe
costituita, oltre che da Kurt Aland, da Matthew Black,
Carlo M. Martini, Bruce M. Metzger, Allen Wikgren. In
essa vengono apportati numerosi cambiamenti in apparato,
perché si tiene conto del progresso degli studi, e
cambiamenti si hanno anche nelle scelte delle varianti
del testo rispetto all’ed. precedente.
Una
27ª ed. ha avuto luogo nel 1993, ma ha riguardato in
questo caso soltanto la sistemazione dell’apparato; ora
siamo giunti all’edizione 27ª rivista (Novum
Testamentum graece, Stuttgart, 1999). |
|
www.zhubert.com/bible |
Riporta il testo della Nestle-Aland 26, con analisi
morfologica, definizioni, apparato critico e statistiche
di occorrenza dei termini greci. |
|
Nuovo Testamento Greco-Italiano,
a cura
di B. CORSANI - C. BUZZETTI, Società Biblica Britannica & Foresteria,
Roma 1996 |
Testo greco della 27ª edizione Nestle-Aland, testo
italiano della CEI (Conferenza Episcopale Italiana),
note al testo in italiano della TOB (Traduction
Oecuménique de la Bible ). |
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Novum Testamentum graece et latine,
a cura di E. NESTLE - K. ALAND,
Stuttgart, Deutsche
Bibelstiftung, 199112.
|
Contiene il testo greco
dell’edizione XXVII Nestle-Aland, più il testo latino della
Nova Vulgata, Editio typica altera del 1986.
|
GNT4
|
The Greek New Testament,
ed. NESTLE – ALAND,
a cura di K. Aland - M. Black - C.M.
Martini - B.M. Metzger - A. Wikgren,
New York, United
Bible Societies, 19934. |
Si
tratta di una edizione semplificata, curata dallo stesso
gruppo di filologi (K. Aland, M. Black, B. M. Metzger,
A. Wikgren, e poi anche C.M. Martini, B. Aland), per
iniziativa di cinque società bibliche di varie nazioni (United
Bible Societies, sigla UBS). E’ uscita nel
1966, ha avuto una seconda ed. nel 1968, una terza nel
1975, con profonde modifiche (il testo coincide con
quello della 26ª ed. Nestle-Aland). È stata ripubblicata
una terza edizione corretta nel 1983 e una quarta nel
1993. Il Metzger ha elaborato un commento filologico
alla terza ed. nel 1971, 19752. |
NTGL11
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Novum Testamentum graece et
latine
a cura di A. MERK,
Roma, Pontificio Istituto
Biblico, 199211 |
Il
gesuita Augustin Merk pubblicò la sua edizione,
che riporta testo greco e Vulgata latina a fronte, per
la prima volta nel 1933, a Roma, per i tipi del
Pontificio Istituto Biblico. L’apparato è quello di von
Soden, integrato con nuove testimonianze manoscritte e
modificato nel sistema di sigle, che è quello del Gregory. Merk curò altre quattro edizioni del suo
lavoro; dopo la sua morte, avvenuta nel 1945, altri
gesuiti curarono le edizioni successive. La
9ª
edizione
del 1964 (curata da
C.M.
Martini)
riporta in appendice alcune varianti contenute nei
papiri di recente scoperta. L’ultima edizione (l’11a)
è del 1992, sempre a cura del Pontificio Istituto
Biblico. |
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Nuovo Testamento greco e italiano,
a cura di G. BARBAGLIO,
Bologna, Edizioni Dehoniane,
19912 |
Riporta
il testo del Merk e la traduzione italiana della CEI
(Conferenza Episcopale Italiana). In calce alla
traduzione il curatore pone delle note che danno conto
delle varianti dei papiri e delle differenze tra l’ed. Merk e l’ed. Nestle-Aland (la 26ª). |
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Novum Testamentum graece et latine,
Vulgata Clementina et Neovulgata,
a cura di G. NOLLI,
Città del Vaticano,
Libreria Editrice Vaticana,
1981 |
Testo greco (sulla base di
C. Tischendorf, Nestle-Aland XXVI ediz., Merk,
The Greek New Testament) Vulgata (vg.
Clementina) e Neovulgata a colonne parallele. |
versione
stampabile (solo testo) |
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