3. I caratteri del testo

 
 

Rispetto ai manoscritti dell'antichità greco-romana, quelli del Nuovo Testamento sono molto più numerosi e molto più recenti come si può vedere da questa tabella comparativa:

Autore

Titolo

Numero di mss

Redazione dell'originale

Mss più antichi 

Intervallo tra originale e ms. più antico

 

NT

> 24 000

40 - 100 d.C.

130 d.C.

30 - 60 anni

Omero

Iliade

643

900 a.C.

400[14] a.C.

500 anni

Sofocle

Tragedie 

193

496 - 406 a.C.

1000 d.C.

1400 anni

Tacito

Annales

20

100 d.C.

1100[15] d.C.

1000 anni

Cesare

De bello gallico

10

100 - 44 a.C.

900 d.C.

950 anni

Giuseppe F.

La guerra giudaica

9[16]

I sec. d.C.

X sec.d.C.

> 800

Tucidide

Guerra del Peloponneso

8

460 - 400 a.C.

900 d.C.

1300 anni

Svetonio

La vita di Cesare

8

75 - 160 d.C.

950 d.C.

800 anni

Platone

Tetralogie

7

427 - 347 a.C.

900 d.C.

1200 anni

Questa abbondanza di manoscritti rende difficile ricostruire il loro albero genealogico (stemma codicum) che consente di giungere all'archetipo (manoscritto originario o Urtext).

Il progresso della ricerca e la scoperta di nuovi papiri nel XX secolo hanno messo in luce dei fenomeni molto particolari che segnano la storia del testo del Nuovo Testamento.

È apparso che, al di là delle famiglie di manoscritti, si potevano distinguere nella tradizione dei grandi tipi di testo, e che forse era possibile ricollegarli a luoghi geografici. Nel corso del III e IV secolo, nei grandi centri intellettuali della cristianità (Alessandria, Antiochia, Cesarea), al seguito di eruditi e di specialisti come Esichio, Luciano, Origene, intere scuole di copisti si sono addossate un impressionante lavoro di ricerca, comparazione e raggruppamento dei manoscritti, lavoro che viene chiamato in gergo tecnico un lavoro di collazione. Hanno inoltre cercato di unificare il testo scegliendo quello che sembrava loro migliore: in altre parole, hanno pro ceduto a un vero accertamento del testo, e si parla oggi di queste come di grandi recensioni che hanno tentato di unificare e di fissare il testa all’interno di determinate sfere di influenza.

La ricerca sui grandi «tipi di testo» risale alla fine del XIX secolo (B.F. Wescott e F.J.A. Hort); essa è stata largamente ripresa durante il XX secolo e, sebbene il cantiere sia ancora aperto, si è giunti a individuare quattro grandi tipi di testo.

 

1. Testo Alessandrino (o Egiziano) H

Viene considerato il testo più importante. Westcott e Hort, che lo definiscono Testo Neutrale, ritengono che il Codex Sinaiticus e il Codex Vaticanus abbiano conservato una forma pura del testo di tipo Alessandrino. Si tratta di due testi che contengono quasi tutto il NT e significative parti della Settanta. Questi manoscritti sono stati corretti da scribi tardi, ma sono gli onciali più antichi e riportano il testo Alessandrino ad uno stadio precoce. Anche alcuni importanti papiri rappresentano questa famiglia.

 

2. Testo Bizantino K

Chiamato Bizantino perché fu adottato a Costantinopoli e usato come testo di base nel mondo bizantino. Fu prodotto ad Antiochia sotto a direzione di Luciano alla fine del III sec. (viene chiamato anche testo siriaco o antiocheno). Venne usato universalmente dopo l'VIII sec. Sia Erasmo sia il traduttore della King James Version usarono questo testo. Fu scritto compilando testi antichi, ma il suo valore è inferiore al testo Alessandrino.

 

3. Testo Occidentale D

Questa famiglia testuale fu strettamente legata alla chiesa occidentale, specialmente in Africa del nord. Anche se è stato probabilmente compilato nel II sec., il suo valore è discusso.  È citato da Marcione, Giustino, Taziano, Cipriano, Tertulliano ed Ireneo. Avrebbe una certa tendenza all'armonizzazione ed alla parafrasi e conterrebbe aggiunte ed omissioni significative.

 

4. Testo Cesariense C

Questa famiglia testuale fu usata a Cesarea (da cui il nome).  Sembra essere derivato da l testo Alessandrino, ma presenta punti di contato anche con il testo Occidentale. Da qui il suo non elevato valore. Metzger sostiene che bisogna distinguere tra due stadi di sviluppo del testo, il pre-Cesariense e il Cesariense.

 

Riassumiamo il tutto nella tabella che segue:

Tipi di testo

Alessandrino / Egiziano H

"Occidentale" D

Cesariense C

Bizantino / Koiné K

Testimoni

Antichi Papiri

P75, P66, P46, P72

P48, P39, P69

P45

Nessuno manoscritto in papiro

Onciali

01, B 03,
C 04 e
W 032 [per Luca 1:1-8:12 e Giovanni]

D 05,
W 032 [per Marco 1:1-5:30]

Q 038
W 032 [per Marco 5:31-16:20]

A 02 [Solo Vangeli]

MSS E06 e W 045

Citazioni patristiche

Origene (c. 185-254)
Didimo (c. 313-398)
Atanasio (296-373)
Cirillo di Alessandria

(+ 444)

Ireneo (c. 130-200)
Clemente (c. 96)
Tertulliano (c. 160-225) 

Cipriano (+258)

Origene [in Marco],
Eusebio (260-340)
Cirillo di Gerusalemme

(c. 315-386)

G. Crisostomo (c. 347-407)
Teodoreto (c. 393-466)

Antiche Versioni

Copto (Sahidico e Boairico)

Vetus Latina, Syrs, Syrc, Syrh

Armeno, Georgiano

-

Minuscoli

MSS 33

MSS 383, 614

famiglia 1, famiglia 2,

565 e 700

La maggior parte dei minuscoli

 

Volendo ipotizzare i raggruppamenti dei vari tipi testuali, si potrebbe riassumere in questo schema:

 

Al di là delle varie ipotesi degli studiosi, bisogna tener presente un dato di fatto molto importante: le condizioni di produzione e di ricezione degli scritti determinano una certa variabilità. Le prime comunità non hanno il problema della durata dei testi, ma dell'urgenza della missione; non ci si preoccupava troppo né del materiale (spesso papiro economico, quindi fragile) né dell'accuratezza filologica. All'inizio, lo scritto è al servizio della predicazione, quindi instabile (spesso si citava a memoria, con tutti i problemi che ciò comporta). Si può dire che i testi erano fluttuanti.