La pergamena

Introduzione

Nel II secolo a.C., la biblioteca di Pergamo rivaleggiava con quella di Alessandria. Secondo Plinio, la pergamena (da pergamena, "pelle di Pergamo") vi sarebbe stata inventata per sostituire il papiro, allorché Tolomeo Epifane ne proibì l'importazione verso questa città dell'Asia Minore (attuale Turchia).
La pelle conciata era già usata da tempo per diversi usi, tra cui la scrittura: si scriveva sul lato liscio del cuoio (la facciata esterna). La pergamena è probabilmente il risultato del lento miglioramento di una tecnica che abbandona a poco a poco la conciatura.
 
Preparazione
Si lascia temprare la pelle di montone, di capra o di vitello, in un bagno di calce, che consente poi di togliere facilmente, tramite raschiatura con un coltello, la lana o i peli. Solo il derma deve essere conservato: bisogna togliere l'epidermide e, dal lato della carne, lo strato di grasso. Si tende fortemente la pelle su telaio. La tensione modifica la struttura del derma, rendendo il lato della carne liscio tanto quanto il lato della pelle (il "fiore"). La pelle viene accuratamente scorticata con uno strumento metallico; può anche essere assottigliata dai due lati con un coltello e, una volta secca, pulita con la pietra pomice e con la polvere di gesso se si vuole sbiancare il lato carne, naturalmente più giallastro, per conferire alle due facciate lo stesso aspetto. La pergamena così ottenuta viene tagliata in fogli. Cuciti gli uni agli altri, si forma un rotolo; piegati e riuniti in quaderni cuciti insieme, si ha un codice. Le pelli migliori sono quelle di animali giovani; la più pregiata, quella del vitello nato morto, ha dato origine al termine "velina", che indica più in generale le pergamene di qualità superiore. Per vedere come si prepara un foglio di pergamena clicca qui (testo in francese con animazione).
 
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telaio per tendere la pelle
 
 
Forme
Apparso a Roma all'inizio della nostra era, il codex sostituisce il volumen. Questo passaggio, fondamentale per l’evoluzione del libro e delle abitudini di lettura e di scrittura, si verifica lentamente. Con il rotolo, tenuto a due mani, il lettore ha una visione panoramica su parecchie colonne del testo, la lettura si fa a voce alta e di continuo; con un codice, che si ha il piacere di sfogliare, di annotare, la lettura può diventare selettiva e silenziosa.
Scegliendo il codice, che consente di riunire più testi, per copiare la Bibbia, i cristiani svolgono, a partire dal II secolo, un ruolo decisivo in questa rivoluzione. Tuttavia il codice trionfa soltanto all'inizio del IV secolo nell'Occidente romano e nel V secolo nel mondo greco. Gli ebrei lo adottano soltanto verso l'VIII secolo, conservando il rotolo per la copiatura dei testi religiosi. La forma del rotolo rimane in uso durante tutto il Medioevo, ma viene riservata ad usi particolari.
 
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Codex Washingtonensis (W - Freer)
Egitto, fine IV - inizio V sec
Manoscritto rilegato in pergamena, 20.8 x 14.3 cm
Freer Gallery of Art, Smithsonian Institution
 
 
Strumenti di scrittura
Calami: canne dall'estremità quadrata o appuntita, spesso tagliata.
Penne d'oca, temperino per smussarle (a partire dal XI secolo)
Raschietto, regolo e stiletto o mina di piombo, per tracciare la rigatura
Corno da inchiostro, calamaio
La superficie perfettamente liscia della pergamena richiede uno strumento sottile. La penna (più frequentemente di oca) s’adatta perfettamente e consente ai copisti di sperimentare delle grafie successive, che fanno evolvere la scrittura.
 
L'evoluzione
Il termine latino codex deriva da caudex (ceppo, tronco di albero) e significa, per metonimia, "tavoletta per scrivere": l’etimologia conserva così la traccia di ciò che il passaggio dal volumen al codex, che si verifica lentamente tra il I secolo e la fine del IV, determinò allorché i Romani, che utilizzavano delle tavolette di legno ricoperte di cera per gli scritti della vita quotidiana, legarono insieme diverse tavolette (circa una decina) tramite un foglio o delle corregge di pergamena incollate sul bordo maggiore.
Il rotolo di papiro e poi di pergamena resistette a lungo a Roma come supporto nobile delle opere letterarie, ma si usavano le tavolette per risparmiare la pergamena, in diverse situazioni in cui ciò si rivelava più comodo: minute, note veloci, ecc…
Il codice si rivelò da subito più economico poiché si poteva scrivere sulle due facciate del foglio di pergamena: ancora nel VI secolo, Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, sosteneva di aver fatto stare in sei codici un'opera che occupava trentacinque rotoli!
La lentezza di questa evoluzione si spiega in parte con i cambiamenti che dovettero operare i copisti nelle loro abitudini circa la loro posizione e le loro tecniche di scrittura dal momento che non dovevano più svolgere i loro rotoli. Per quanto lenta, l'evoluzione era irreversibile: nel V secolo, in tutta Europa, i testi religiosi e giuridici come pure le opere letterarie venivano copiate sul recto e sul verso su fogli di pergamena piegati e raccolti in quaderni.
Il codice, infatti, non soltanto conteneva più testi ma occupava anche molto meno spazio nelle biblioteche. Per il lettore, esso facilitava i ritorni all'indietro e procurava questo piacere tutto particolare di girare le pagine. Inoltre il codice consentì un'organizzazione razionale del testo: impaginazione, divisione in capitoli, indice degli argomenti, ecc. Diventò facile chiosare, pratica scolastica per antonomasia, e prendere note, mentre con il rotolo, che richiede di essere tenuto con due mani, era impossibile per la stessa persona leggere e al tempo stesso svolgere la pergamena.
Il Medioevo, però, non abbandonò del tutto la forma del rotolo: si vide infatti svilupparsi il rotulus, sul quale il testo non era più copiato parallelamente al lato maggiore della striscia di pergamena, ma perpendicolarmente: questa forma consentiva in particolare di tracciare delle liste, come attestato dai termini "arruolamento" (di soldati), "controllori" e anche "ruolo", visto che le opere teatrali erano spesso copiate su questo tipo di rotolo.
Più tardi, grazie agli stampatori, artefici di un'altra rivoluzione capitale nella storia della scrittura, il codice si appresta a diventare libro.
 
Vantaggi
·      La materia prima si trova dappertutto; i vari paesi fabbricano la loro pergamena e non sono più dipendenti dall'Egitto;
·      si tratta di un materiale solido;
·      si può scrivere sui due lati: un codice contiene il testo di parecchi rotoli;
·      si cancella facilmente; si può raschiare, lavare o levigare un manoscritto per scriverci sopra un altro testo, chiamato allora "palinsesto";
·      si conserva facilmente; i testi della civiltà greco-romana giunti fino a noi sono quelli che sono stati ricopiati dai rotoli di papiro sui codici in pergamena.
 
Svantaggi

Il costo di fabbricazione è elevato. La materia prima è cara: da una pelle di vitello o di montone si ricava un massimo di sedici fogli di piccolo formato. Un libro di medie dimensioni richiede una quindicina di pelli. Il lavoro del fabbricante di pergamene è lungo e quello del copista ancora di più: ci vogliono parecchi mesi per copiare un'opera, talvolta anche più di un anno.

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