2. I testimoni del testo

Partiamo da una constatazione, che vale anche come premessa fondamentale: come succede anche per altri testi dell’antichità, non possediamo nessun manoscritto originale di nessun libro del Nuovo Testamento. Il frammento di papiro più antico (il P52, che contiene Gv 18:31-33 nel recto e Gv 18:37-38 nel verso) risale alla metà del II secolo. Ciò significa che il testo del NT (la cui edizione critica standard è la Nestle–Aland) presenta tutta una serie di varianti testuali. Non si tratta di un dettaglio perché le varianti testuali hanno delle notevoli ricadute interpretative.
 
Il testo del Nuovo Testamento è giunto a noi tramite tre canali:
 
a. i manoscritti sono ben 5745, si possono suddividere in quattro categorie (vedi qui la tabella del Nestle-Aland):
 
118 papiri (dal II al IV-V sec.)
317 codici onciali (dal IV-V al X sec.)
2877 codici minuscoli (dal X-XI al XV-XVI sec.)
2433 lezionari                                                                                                         
Per la lista completa di papiri, onciali e minuscoli, divisi per secoli, vedi qui.
 
b. le versioni: si tratta di traduzioni in latino (Vetus Latina e Vulgata) e in siriaco (Diatessàron e Peshitta) (vedi qui)
 
c. le citazioni: come si può facilmente intuire, le citazioni di passi neotestamentari che i Padri della Chiesa (II-V sec.) fanno nelle loro opere sono importantissime soprattutto a motivo della loro antichità. Bisogna però usarle con cautela per via delle loro abitudine a citare spesso a memoria. L'edizione di riferimento è: Jean Allenbach [et al.]., ed. Biblia Patristica: index des citations et allusions bibliques dans la littérature patristique(7 vols; Paris: Éditions du Centre national de la recherche scient, 1975-2000). Da alcuni anni è in corso di pubblicazione (sono previsti 29 volumi) La Bibbia commentata dai Padri edita da Città Nuova.
 
 
3. I caratteri del testo >>>