Qumran: 1.Storia della scoperta

 
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Nell’inverno del 1947, Mohammed edh Dhib, un pastore beduino, stava cercando una delle sue capre, quando giunse in una grotta (l’attuale Grotta 1) collocata in un luogo quasi inaccessibile, nella falesia calcarea che sovrasta Qumrân. Con sua grande sorpresa, nella grotta trovò alcune grandi giare in terracotta, di circa 60 cm di altezza e larghe circa 19 cm., chiuse da un coperchio. Le giare contenevano dei rotoli di pergamena. Qualche tempo dopo, il giovane beduino mostrò il suo ritrovamento a un calzolaio-antiquario cristiano di Betlemme, un certo Khalil Iskander Schahin, più noto con il nome di Kando, il quale, dopo aver acquistato per una cifra irrisoria i manoscritti, fiutando l’affare, si mise in contatto con altri beduini per esplorare la regione alla ricerca di altri manoscritti. Sennonché, la faccenda giunse all’orecchio di Roland de Vaux, il padre domenicano direttore della Ecole Biblique de Jérusalem, il quale si mise sulle tracce dei manoscritti.
Il risultato fu che nel 1948, alla vigilia della guerra di Indipendenza di Israele, dalla Grotta 1 furono portati via sette rotoli, tra i più importanti, giunti nelle mani di Kando. Tre di essi furono acquistati da Eliezer Sukenik, il direttore del Dipartimento di Archeologia dell’Università ebraica. Sukenik tentò di acquistare anche gli altri quattro, non sapendo che Kando li aveva già venduti a Mar Athanasios Samuel, superiore del convento siriano di San Marco a Gerusalemme, il quale non tardò a metterli al sicuro negli Stati Uniti. Nel 1955 questi quattro manoscritti furono acquistati dallo Stato di Israele per 250.000 dollari.
Oggi questi sette rotoli sono conservati al Museo del Libro di Gerusalemme. Sono:
1. La Regola della Comunità, chiamato anche Manuale di Disciplina, il più importante tra i 7 rotoli, presenta evidenti somiglianze con la dottrina degli Esseni così come viene descritta dagli autori classici.
2. Il rotolo della Guerra descrive la guerra escatologica dei figli della Luce contro i figli delle Tenebre.
3. Il rotolo dell’Apocrifo della Genesi, fino ad allora sconosciuto, racconta delle leggende relative a personaggi della Genesi (Lamech, Noè, Abramo, ecc.).
4, Il rotolo degli inni di azione di grazia (Hodayot), anch’esso sconosciuto fino ad allora, presenta uno stile che ricorda i Salmi.
5. Un commento (Pescher) al libro del profeta Abacuc.
6. Una copia incompleta di Isaia.
7. Una copia completa di Isaia.
 
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Dopo la guerra di Indipendenza (1948), Gerusalemme fu divisa in due. Il Museo Archeologico di Gerusalemme (l’attuale Museo Rockefeller) si ritrovò nella parte giordana della città e gli studiosi israeliani non vi potevano entrare. L’Ecole Biblique et Archeologique di Palestina, che si trovava anch’essa nella parte giordana, divenne così la sola istanza scientifica sul posto e il suo direttore, p. Roland de Vaux, si vide affidare dalla autorità giordane la direzione del Museo, con l’ autorizzazione ad effettuare nuovi scavi, i quali andarono avanti fino al 1956-57, data della guerra del Sinai. Undici grotte erano state scavate, tra cui la famosa Grotta 4, la più vicina alle rovine di Qumrân, la quale offrì un bottino eccezionale di quasi quattrocento rotoli, anche se ridotti in briciole. La maggior parte dei rinvenimenti fu acquistata dai beduini da parte del Museo Archeologico della Palestina (Museo Rockefeller), nonostante il fatto che possedesse già dodici rotoli completi e migliaia di frammenti corrispondenti a circa ottocento testi.
Il compito principale di Roland de Vaux fu di classificare e inventariare questo immenso materiale. A tal fine, egli costituì un gruppo di redazione internazionale, comprendente rappresentanti di diverse missioni archeologiche accreditate nella parte giordana di Gerusalemme. Inutile dire che essa escludeva a priori i ricercatori israeliani o semplicemente ebrei. Comprendeva un numero chiaramente troppo ristretto per il compito da svolgere, cosa che non mancò di creare problemi successivamente. I componenti erano:
1) per la Francia: i padri de Vaux, P. Benoit, D. Barthelemy, domenicani dell’Ecole Biblique, gli abati J. J. Milik et J. Starcky;
2) per gli Stati Uniti: E. M. Cross, P. W. Skehan;
3) per la Gran Bretagna: J. M. Allegro, J. Strugnell;
4) per la Germania: C. M. Hunzinger.
All’epoca, erano stati pubblicati, perlomeno parzialmente, i sette rotoli della Grotta 1, già scoperti nel 1947, cioè i tre rotoli acquistati dal prof. Sukenik e i quattro che erano giunti negli Stati Uniti, dove poterono essere consultati soltanto da studiosi americani. Tuttavia, la grande maggioranza dei manoscritti e dei frammenti di manoscritti scoperti dopo il 1947, in particolare i numerosi frammenti della Grotta 4, stavano ancora nel Museo Rockefeller in attesa di pubblicazione. Il gruppo di redazione creato da p. de Vaux si impegnò a pubblicare questi testi in una serie ufficiale creata appositamente e intitolata Discoveries in the Judean Desert (DJD), Oxford, il cui primo volume comparve nel 1955.
Nel 1967 scoppiò la guerra dei Sei giorni e la vicenda dei manoscritti conobbe un episodio rocambolesco. La comunità scientifica conosceva l’esistenza di un rotolo trovato nella Grotta 11 nel 1957. Questo rotolo era giunto presso il famoso Kando di Betlemme, il quale l’aveva nascosto con cura. Sfortunatamente per lui, l’esercito israeliano che occupava Betlemme era comandato da Yigael Yadin, figlio del prof. E. Sukenik, archeologo come suo padre e che per di più era stato capo di stato maggiore nell’esercito israeliano nel 1949-52. Un bel giorno, Yigael Yadin mandò il colonnello Goren da Kando, con l’incarico di recuperare il manoscritto. Kando sollevò un mattone dalla sua cucina e consegnò il manoscritto custodito in una scatola di scarpe. Si trattava del Rotolo del Tempio, ora conservato al Museo del Libro.
Dopo questa guerra, il Museo Archeologico di Palestina, ridiventato Museo Rockefeller, passò sotto il controllo israeliano. Il suo direttore, p. de Vaux, che pure non faceva mistero dei suoi sentimenti anti israeliani, fu mantenuto nelle sue funzioni, fino alla sua morte nel 1971.
 
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Venne sostituito come redattore capo dal suo collaboratore, P. Benoit, un altro domenicano dell’Ecole Biblique, morto nel 1987. Gli succedette l’inglese J. Strugnell, che però fu obbligato ad abbandonare le sue funzioni in seguito alle posizioni antiebraiche che aveva espresso sulla stampa (Ha-aretz, 9 novembre 1990). Nel 1991 fu Emanuel Tov, un archeologo israeliano, ad essere nominato direttore del gruppo di redazione dall’Ufficio delle Antichità di Israele. Questa data viene considerata come un punto di svolta nella storia dei manoscritti.
Si è detto sopra che il gruppo di redazione si era impegnato nel 1956 a pubblicare regolarmente. Sennonché, i lavori di questo gruppo, troppo ristretto, avanzavano con una lentezza esasperante. Diversi componenti del gruppo, dopo trent’anni, non avevano ancora pubblicato i testi gli erano stati loro affidati.
Per il gesuita J. A. Fitzmyer (Responses to 101 Questions on the Dead Sea Scrolls, Paulist Press), la causa prima di questi ritardi è da ricercare nel desiderio degli autori di accompagnare ogni testo con commenti senza fine, mentre da loro ci si attendeva una semplice traslitterazione in caratteri ebraici moderni, un abbozzo di traduzione e qualche nota sulle difficoltà di lettura. Il desiderio di avere l’ultima parola, la preoccupazione di coltivare il proprio orticello hanno portato ad un ritardo scandaloso. Altra causa di ritardo fu l’abitudine presa dal alcuni membri del gruppo di affidare dei testi ad alcuni studenti di dottorato, i quali, di fatto, potevano pubblicare soltanto dopo aver difeso la loro tesi.
Tutte queste ragioni, e altre ancora, frenarono considerevolmente il ritmo delle pubblicazioni al punto che la comunità scientifica internazionale, giustamente, si mosse, con in testa i proff. americani Hershel Shanks e R. H. Eisenman. Si parlò di “scandalo del secolo”, si accusò il gruppo di redazione di “ritenzione”, e forse non a torto. Una certa stampa sensazionalistica accusò perfino il Vaticano di essere all’origine di tale ritenzione, con il pretesto che il contenuto di alcuni manoscritti attentavano alla fede cristiana.
Alcuni studiosi americani, come Wacholder e Abegg (A preliminary Edition of the unpublished Dead Sea Scrolls I, Washington, 1991), Eisenman (The Dead Sea Scrolls uncovered, Shaftesbury, Dorset, 1992) e Robinson, hanno posto fine, con edizioni selvagge, a delle ritenzioni diventate insopportabili. Queste edizioni, a loro volta, hanno rilanciato la pubblicazione ufficiale o ufficiosa dei frammenti tanto attesi. E. Tov fu in grado di riportare la calma necessaria con due misure salutari:
a) allargò considerevolmente il gruppo di redazione fino a portarlo ad una cinquantina di membri, fra cui Harthmuth Stegemann, di Tubinga, e Emile Puech, dell’Ecole Biblique;
b) nel 1993, pubblicò l’insieme della collezione del Museo Rockefeller su microfilm, cosa che consentì a ognuno di avere libero accesso ai manoscritti.
 
Il ritmo delle pubblicazioni aumentò, al punto che attualmente (2009) sono stati pubblicati 40 tomi della collezione DJD. Li riportiamo qui di seguito.
 
DJD I D. Barthélemy and J. T. Milik, Qumran Cave 1,Oxford: Clarendon, 1955.
DJD II P. Benoit, J. T. Milik and R. de Vaux, Les grottes de Murabba'at(2 vols), Oxford: Clarendon, 1961.
DJD III M. Baillet, J. T. Milik and R. de Vaux, Les 'petites grottes' de Qumrân(2 vols), Oxford: Clarendon, 1962.
DJD IV J. A. Sanders, The Psalms Scroll of Qumrân Cave 11 (11QPs a), Oxford: Clarendon, 1965.
DJD V J. M. Allegro with A. A. Anderson, Qumrân Cave 4.I (4Q158–4Q186),Oxford: Clarendon, 1968.
DJD VI R. de Vaux and J. T. Milik, Qumrân grotte 4.II: I. Archéologie, II. Tefillin, Mezuzot et Targums (4Q 128–4Q157), Oxford: Clarendon, 1977.
DJD VII M. Baillet, Qumrân grotte 4.III (4Q482–4Q520),Oxford: Clarendon, 1982.
DJD VIII E. Tov with the collaboration of R. A. Kraft, The Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr),Oxford: Clarendon, 1990.
DJD IX P. W. Skehan, E. Ulrich, and J. E. Sanderson, Qumran Cave 4.IV: Palaeo-Hebrew and Greek Biblical Manuscripts,Oxford: Clarendon, 1992.
DJD X E. Qimron and J. Strugnell, Qumran Cave 4.V: Miqsat Ma'ase ha-Torah,Oxford: Clarendon, 1994.
DJD XI E. Eshel et al., Qumran Cave 4.VI: Poetical and Liturgical Texts, Part 1,Oxford: Clarendon, 1998.
DJD XII E. Ulrich, F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4.VII: Genesis to Numbers,Oxford: Clarendon, 1994.
DJD XIII H. Attridge et al., Qumran Cave 4.VIII: Parabiblical Texts, Part 1,Oxford: Clarendon, 1994.
DJD XIV E. Ulrich, F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4.IX: Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings,Oxford: Clarendon, 1995.
DJD XV E. Ulrich et al., Qumran Cave 4.X: The Prophets,Oxford: Clarendon, 1997.
DJD XVI E. Ulrich et al., Qumran Cave 4.XI: Psalms to Chronicles,Oxford: Clarendon, 2000.
DJD XVII F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4.XII: 1-2 Samuel,Oxford: Clarendon, 2005.
DJD XVIII J. M. Baumgarten, Qumran Cave 4.XIII: The Damascus Document (4Q266–273), Oxford: Clarendon, 1996.
DJD XIX M. Broshi et al., Qumran Cave 4.XIV: Parabiblical Texts, Part 2,Oxford: Clarendon, 1995.
DJD XX T. Elgvin et al., Qumran Cave 4.XV: Sapiential Texts, Part 1,Oxford: Clarendon, 1997.
DJD XXI S. Talmon, J. Ben-Dov, U. Glessmer, Qumran Cave 4.XVI: Calendrical Texts, Oxford: Clarendon, 2001.
DJD XXII G. J. Brooke et al., Qumran Cave 4.XVII: Parabiblical Texts, Part 3, Oxford: Clarendon, 1996.
DJD XXIII F. García Martínez, E. J. C. Tigchelaar, and A. S. van der Woude, Qumran Cave 11.II: (11Q2–18, 11Q20–31), Oxford: Clarendon, 1998.
DJD XXIV M. J. W. Leith, Wadi Daliyeh Seal Impressions,Oxford: Clarendon, 1997.
DJD XXV É. Puech, Qumran Cave 4.XVIII: Textes hébreux (4Q521–4Q528, 4Q576–4Q579), Oxford: Clarendon, 1998.
DJD XXVI P. Alexander and G. Vermes, Qumran Cave 4.XIX: 4QSerekh Ha-Yah [ ad and Two Related Texts, Oxford: Clarendon, 1998.
DJD XXVII H. M. Cotton and A. Yardeni. Aramaic, Hebrew, and Greek Documentary Texts from Nahal Heever and Other Sites, with an Appendix Containing Alleged Qumran Texts (The Seiyâl Collection II), Oxford: Clarendon, 1997.
DJD XXVIII D. Gropp, Wadi Daliyeh II: The Samaria Papyri for Wadi Daliyeh; E. Schuller et al., Qumran Cave 4.XXVIII: Miscellanea, Part 2,Oxford: Clarendon, 2001.
DJD XXIX E. Chazon et al., Qumran Cave 4.XX: Poetical and Liturgical Texts, Part 2,Oxford: Clarendon, 1999.
DJD XXX D. Dimant, Qumran Cave 4.XXI: Parabiblical Texts, Part 4: Pseudo-Prophetic Texts, Oxford: Clarendon, 2001.
DJD XXXI É. Puech, Qumran Grotte 4.XXII: Textes araméens, première partie: 4Q529–549, Oxford: Clarendon, 2001.
DJD XXXII P. W. Flint and E. Ulrich, Qumran Cave 1.II: The Isaiah Scrolls, Oxford: Clarendon, 2009.
DJD XXXIII D. M. Pike and A. Skinner, Qumran Cave 4.XXIII: Unidentified Fragments, Oxford: Clarendon, 2001.
DJD XXXIV J. Strugnell, D. J. Harrington and T. Elgvin, Qumran Cave 4.XXIV: 4QInstruction (Musar leMevin): 4Q415 ff., Oxford: Clarendon, 1999.
DJD XXXV J. Baumgarten et al., Qumran Cave 4.XXV: Halakhic Texts, Oxford: Clarendon, 1999.
DJD XXXVI S. J. Pfann, Qumran Cave 4.XXVI: Cryptic Texts; P. S. Alexander, et al., Miscellanea, Part 1, Oxford: Clarendon, 2000.
DJD XXXVII É. Puech, Qumran Cave 4.XXVII: Textes araméens, deuxième partie: 4Q550–575, 580–582,Oxford: Clarendon, 2008.
DJD XXXVIII J. Charlesworth et al., Miscellaneous Texts from the Judaean Desert, Oxford: Clarendon, 2000.
DJD XXXIX E. Tov, ed., The Text from the Judaean Desert: Indices and an Introduction to the Discoveries in the Judaean Desert Series,Oxford: Clarendon, 2002.
DJD XL C. Newsom, H. Stegemann, and E. Schuller,Qumran Cave 1.III: 1QHodayot a, with Incorporation of 4QHodayot a-f and 1QHodayot b, Oxford: Clarendon, 2008.
 
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