L'enigma del Cantico dei cantici

 
 

S. Dalì, Il re Salomone

 

Questo libretto costituisce uno dei problemi più discussi di tutta la letteratura biblica. Perché questo

poema d'amore (o questa collezione di poemi d'amore) è stato inserito nell'Antico Testamento? È di tono piuttosto erotico; si interessa solo alla bellezza fisica, senza mai parlare di Dio o di procreazione; contiene allusioni alla geografia della Palestina, e forse delle reminiscenze mitologiche; d'altra parte, non offre alcuna chiave d'interpretazione.

Da chi fu scritto? Quando? E, più ancora, perché fu scritto? Se non si è semplicemente «perduto» nel canone, come è riuscito a guadagnarsi il suo posto, in modo tale che più tardi ebbe una parte nella liturgia della Pasqua ebraica?

 

La struttura e autore

La struttura stessa è difficile da determinare, con le sue ripetizioni di versetti, di temi, di immagini, di situazioni. Alcuni vi vedono soltanto una collezione di poemi nuziali, in cui sono posti l'uno accanto all'altro dei canti d'amore che non necessariamente sono di matrimonio. Altri riescono a scorgere un certo ordine all'interno di unità poetiche più vaste. Altri infine trovano una coordinazione di tutte le varie parti del poema.

Nonostante i vari tentativi di far risalire la sua composizione ai tempi di Salomone o poco dopo, la lingua e lo stile sembrano assai tardivi e fanno pensare all'epoca persiana (V sec. a.C) o forse anche a quella ellenistica (III sec.). Occorre però subito sottolineare un grande numero di arcaismi nella scelta delle parole e delle costruzioni, che non si può sempre spiegare con un procedimento letterario erudito.

Pur composto tardi, quindi, il Cantico può contenere degli elementi antichi, forse dell'epoca salomonica (per es. 3,6-11), e molti diversi tra loro, provenienti dalla campagna o dalla città, dall'Israele del nord o da Giuda. Tuttavia l'autore non è certamente Salomone: come è accaduto per Proverbi, Qoelet, Sapienza, il Cantico gli è stato attribuito sulla base di 1Re5,12 e delle allusioni di 1,5; 3,7.9.11; 8,11.12 (la prima riguarda un termine generico, la seconda potrebbe trarre ispirazione da un antico epitalamio e la terza ha lo scopo di mostrare che il vero re secondo il Cantico non è il Salomone della storia).

 

Cantico e canone biblico

Quanto alla sua introduzione nel canone, si è avuto un certo disagio, che forse si è creduto di risolvere, ma in modo insoddisfacente, mediante il ricorso all'allegoria. Questo fatto dimostra, comunque, che il senso originale, qualunque esso fosse, si era oscurato. Fu uti1izzato in occasione di nozze? Difficile affermarlo, nonostante l'abitudine di cantarlo nelle sale durante i banchetti, contro la quale si leva Rabbi Aqiba alla fine del I secolo d.C. L'uso liturgico durante la Pasqua ebraica è attestato solo dal V sec. d.C. Qualunque sia il suo significato, questo canto è sacro o profano, cioè è al suo posto all'interno della Bibbia o vi è come un intruso?

 

Le interpretazioni del Cantico

È per rispondere a questa domanda che si è cercato di scoprire esattamente il significato del Cantico. Le diverse interpretazioni possono essere riassunte in quattro tipi, che a loro volta possono essere raggruppate a due a due, a seconda che si tratti di allegoria o di realtà.

1. L'interpretazione mistico-allegorica risale almeno al I sec. d.C. ed evita lo scandalo di questa poesia erotica. Essa interpreta le relazioni tra il giovane e la ragazza sia in modo storico che in modo mistico. Nel primo caso ci sono due possibilità: o si tratta del confronto del popolo di Dio con qualche altro popolo in un certo momento della storia - per es. i resti delle dieci tribù del nord alla fine del sec. VIII che desiderano unirsi a Ezechia e incontrano l'ostilità dei fratelli, cioè di Giuda, o il rapporto d'Israele con le nazioni straniere -; oppure si tratta della relazione tra il Signore e il suo popolo, sia in un determinato momento - per es. al ritorno dall'esilio -, sia durante un certo periodo della vita d'Israele, anzi di tutta la storia della Chiesa.

Anche l'interpretazione mistica offre due vie: una collettiva - e questo fa da raccordo con ciò che precede - che riguarda Dio e Israele, Cristo e la Chiesa o Cristo e l'Umanità; l'altra individuale, che unisce Dio o Cristo e l'anima umana, anzi lo Spirito Santo e Maria, o anche Salomone e la Sapienza. Si aggiunga che questa interpretazione mistica può svilupparsi sia come ascesa dell'uomo verso Dio - al modo dell'amore nel «Convivio» di Platone -, sia come risposta della fede a Dio che si è avvicinato.

 

2. L'interpretazione cultuale è un'altra forma di allegoria; essa vede nel Cantico la traduzione di una liturgia pagana medio-orientale in onore di un dio che muore e scende agli inferi alla ricerca della sua amante, la dea dell'amore e della guerra: essi sono rappresentati dal re e dalla grande sacerdotessa, il cui matrimonio sacro (ierogamia) simboleggia l'unione e provoca il rinnovamento della fecondità all'inizio del Nuovo Anno. Anche così, in un certo senso, lo scandalo erotico è superato perché l'unione sessuale non ha più il fine proprio in se stessa, ma è a servizio di una causa religiosa. I profeti d'Israele hanno lottato contro culti di tale genere (cf Is 17,10; Ez 8,14; Zc 12,11). Questa liturgia tuttavia sarebbe stata introdotta a Gerusalemme nel VII sec. quando Manasse era vassallo dell'Assiria e sarebbe stata più tardi adattata alla teologia d'Israele, come la festa agricola dei pani senza lievito fu reinterpretata per esprimere la fede storica della Pasqua.

 

3. L'interpretazione drammatica accetta la realtà sessuale del Cantico ma evita ciò che teme essere uno scandalo, facendola passare in secondo piano. Per mostrare che questo libro non ha bisogno di essere mistico per non essere osceno, si cerca di vedervi la descrizione di un amore onesto mostrando che si tratta più di fedeltà che di sesso. Più ancora: mettendo in scena non più due ma tre personaggi, così che si assiste al dramma della pastorella fedele al suo pastore malgrado Salomone che vorrebbe rapirgliela, si getta un certo discredito sul desiderio erotico. Sotto una forma tipologica, questa interpretazione, ritrova alcuni elementi della tesi allegorica.

 

4. L'interpretazione naturalistica vede nel Cantico una collezione di canti d'amore, molto realisti, e come tale essa viene presa, a somiglianza delle collezioni di canti d'amore egiziani o di canti popolari arabi, oppure si cerca di darle un ordine sullo schema delle nozze siriane osservate, ancora alla fine del secolo scorso, in Transgiordania e in Libano. Alcuni vi vedono soltanto una composizione profana (per es. per giustificare il matrimonio di Salomone con la figlia del faraone) e arrivano a parlare addirittura di canto licenzioso entrato nel canone per errore. Altri parlano del senso morale di un amore onesto - e talvolta raggiungono facilmente, mediante la tipologia o il dramma, certe posizioni indicate precedentemente.

 

5. Una quinta interpretazione può essere proposta, che tiene conto degli elementi delle precedenti. Alcuni difensori della tesi 4 notano che questo canto d'amore umano utilizza il linguaggio usato dai profeti per descrivere l'alleanza tra Dio e Israele come un matrimonio; altri vi sottolineano l'influenza del linguaggio ierogamico. Si può d'altra parte notare che i due gruppi di tesi indicate stanno le une di fronte alle altre in questo modo: per le tesi 1 e 2 il senso primo è sacro e allegorico ed è perché è stato dimenticato che ci si è ridotti a un senso sessuale e profano; per le tesi 3 e 4 invece il senso primo è sessuale e profano ed è per evitarlo che si è fatto ricorso all'allegoria. Potrebbe essere tuttavia che l'amore del Cantico fosse autenticamente umano, sessuale e sacro insieme, e che la misconoscenza di uno di questi due aspetti abbia condotto in un caso al senso profano, e nell'altro caso al senso allegorico. Secondo questa ipotesi, il Cantico descrive l'amore umano come avente il proprio fine in se stesso all'interno delle opere buone fatte da Dio - come una specie di commento a Gn 2,23-24 -; per questo esso incorpora più o meno coscientemente gli elementi della liturgia pagana del matrimonio sacro, demitizzandoli però fino in fondo per mostrare che il vero compito dell'amore non è di congiungere religiosamente la terra al cielo, ma di unire due creature che Dio ha creato complementari; e questo amore carnale autentico (Pr 2,16-17; Ml 2,14) è descritto con il linguaggio dell'alleanza per mostrare nell'amore di Dio per il suo popolo il modello d'ogni amore – come dirà Paolo in Ef 5,25 -. Così il senso spirituale del Cantico viene ad essere presente nel suo stesso senso letterale.

 
 

 

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