4. Metodi sincronici: l’analisi narrativa

La narratologia, disciplina che studia scientificamente i testi narrativi, ha trovato un nuovo campo di indagine nella Bibbia a partire soprattutto dai racconti dell'Antico Testamento.

Abbiamo visto, poco sopra, come la prospettiva della narratologia possa rappresentare un valido aiuto per definire la struttura di un testo; in particolare un testo narrativo. In un testo narrativo, infatti, la logica narrativa rappresenta quello che Stenger definisce un livello strutturale determinante; generalmente è quello gerarchicamente più importante.

 

La comunicazione narrativa

Lo schema essenziale del processo comunicativo in una narrazione orale può essere riassunto nel modo seguente:

a) comunicatore

b)narrazione (orale)

c) destinatario

trasmette la  à

narrazione ad un  à

 

Se la narrazione è in forma scritta il destinatario è un lettore e si preferisce chiamare autore il comunicatore[1]. Lo schema è il seguente:

a) autore

b) narrazione (scritta)

c) lettore

Nel primo caso, il comunicatore orale è in diretta relazione comunicativa con il destinatario; nel secondo la comunicazione non è diretta ma avviene nel testo narrativo: autore e lettore non si incontrano direttamente.

Chatman ha schematizzato nel modo seguente la comunicazione testuale, il modo in cui l'autore agisce sul lettore:

autore

autore

implicito

narratore

ascoltatore

lettore

implicito

lettore

L'autore, quando ha terminato il racconto, non ne è più coinvolto, il lettore non ha a che fare con l'autore in carne ed ossa, ma con un testo, con una costruzione, una rappresentazione che si propone un certo scopo.

Gli elementi di tale costruzione e la loro connessione, i principi organizzativi che le danno unità e coerenza, sono quelli che guidano il lettore nella sua lettura; definiamo tutto ciò autore implicito.

 

Il narratore, o voce narrante, non corrisponde con l'autore e neppure con l'autore implicito: è la voce che diventa udibile se "ascoltiamo", durante la lettura, il testo scritto come narrazione.

Il narratore può presentarsi con un io o con un noi; si legga a titolo d'esempio i passi seguenti:

Luca 1:1 poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, 2 come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, 3 è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, 4 perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.

Giovanni 1:14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Giovanni 21:24 Questo è il discepolo che rende testimonianza di queste cose, e che ha scritto queste cose; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

Le parti sottolineate evidenziano le parole di un narratore che si presenta in prima persona all'interno della narrazione. Il narratore può anche essere un personaggio della narrazione.

Si legga il passo seguente: è una di quelle sezioni narrative del libro degli Atti che vengono definite "sezioni in noi":

Att116:10 Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunziare loro il vangelo. 11 Perciò, salpando da Troas, puntammo diritto su Samotracia, e il giorno seguente su Neapolis; 12 di là ci recammo a Filippi, che è colonia romana e la città più importante di quella regione della Macedonia; e restammo in quella città alcuni giorni.13 Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera; e sedutici parlavamo alle donne là riunite. 14 Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le apri il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. 15 Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi». E ci costrinse ad accettare. 16 Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione. Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni. 17 Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza».

 

Al narratore corrisponde il narratario, anch'esso all'interno del testo; lo incontriamo nel brano di Luca già citato e in un passo del Vangelo di Giovanni , evidenziamo la presenza dell'ascoltatore sottolineando le parole che lo chiamano in causa:

Luca 1: 1 poiche molti hanno intrapreso 3 è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, 4 perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.

Giovanni 20:30 Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; 31 ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.

 

Talvolta il narratore si rivolge direttamente al lettore (naturalmente al lettore implicito v. sotto): è il caso delle frasi a commento:

Giovanni 12:4 Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5 «Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» 6 Diceva così. non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro.

 

Il narratologo non si occupa dei lettori veri ma preferisce orientare la sua attenzione al lettore implicito, ossia all'immagine di lettore che si ricava dal testo.

Possiamo delineare l'immagine di lettore cui l'autore si rivolge, tenendo conto tanto di ciò che l'autore stesso dice quanto di ciò che non dice: dare per scontata la conoscenza di qualcosa o introdurre, al contrario, una spiegazione ci orientano per la definizione delle caratteristiche del lettore implicito.

Il lettore cui Marco si rivolge non è un conoscitore profondo della legge di Mosè e dei problemi della sua interpretazione:

Marco 7:11 Voi, invece, se uno dice a suo padre o a sua madre: "Quello con cui potrei assisterti è Corbàn" (vale a dire. un'offerta a Dio)...

 

Il lettore cui pensa l'autore di Atti è a conoscenza dell'interpretazione cristologica di Isaia 53 e, probabilmente, anche del dibattito fra i maestri ebrei sull'interpretazione di quel passo:

Atti 8:32 Or il passo della Scrittura che egli [l'eunuco etiope] leggeva era questo: «Egli è stato condotto al macello come una pecora,. e come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca. 33 Nella sua umiliazione egli fu sottratto al giudizio. Chi potrà descrivere la sua generazione ? poiché la sua vita è stata tolta dalla terra». 34 L'eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: «Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un altro?» 35 Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù.

 

Riprendiamo, per concludere, da Wim Werend questa definizione generale di narrazione: «Una narrazione è una storia, introdotta in un determinato modo, che viene presentata ad un lettore mediante un particolare mezzo di comunicazione. Al cuore stesso della definizione appartengono gli aspetti comunicativi della narrazione. La narrazione è una costruzione del narratore, un mondo in parole, offerto al giudizio del lettore»[2].


 

[1] A rigor di logica il comunicatore di una narrazione orale potrebbe esserne l'autore; la fissazione in forma scritta di un'opera può avvenire anche in un secondo momento. Si potrebbe allora, meglio, parlare di autore scrittore e di autore non scrittore.

[2] W. Weren, Finestre su Gesù. Metodologia dell’esegesi dei Vangeli, Claudiana, Torino 2001.

 
     
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