3.2. Entrare nella Bibbia: strategie di lettura

 
 

3.3. Strategie di lettura

Pur senza addentrarsi in tecnicismi e approcci da addetti ai lavori[1], è didatticamente significativo far risaltare come il pluralismo del testo biblico riguardi non soltanto la fase di produzione (forma e contenuto), ma anche quella di ricezione (lettura). Una, seppur sintetica, storia delle letture (preliminare rispetto ad una storia delle riletture: g § 4), ha il suo significato sia ad intra sia ad extra: nel primo caso, ci si riferisce ad una lettura credente della Bibbia; nel secondo ad una lettura della realtà secolare modellata sulla lettura biblica (si legge la cultura come si legge la Bibbia).

È importante poi tener distinta la lettura ebraica dalla lettura cristiana; si tratta di una differenza che discende non tanto dalle differenze canoniche, ma da un preciso presupposto teologico: l’evento Cristo, in quanto culmine della storia, è il punto di congiunzione tra Antico e Nuovo Testamento, come sintetizza magistralmente Agostino: «Quid est enim quod dicitur Testamentum Vetus nisi Novi occultatio? Et quid est aliud quod dicitur Novum nisi Veteris revelatio[2]. Cristo è il grande ermeneuta del testo.

 

Nell’ebraismo si possono individuare tre modalità di lettura: il targum, il midrash e il mashal.

a. Il targum è la traduzione in aramaico del testo biblico, ma è evidente che essa mira a spiegarlo e a interpretarlo: per esempio, mentre il testo di Esodo 24,10 dice: «Mosè e Aronne videro Dio…», il targum traduce: «Mosè e Aronne videro la gloria di Dio».

b. Il midrash (dalla radice drsh) è il principale metodo di interpretazione rabbinica, il cui scopo è un’interpretazione attualizzante del testo. Ci sono due tipi di midrash: il midrash haggadah, di carattere illustrativo-narrativo, e il midrash halakah, di carattere normativo-giuridico.

c. Il mashal è una delle forme più importanti del midrash per la lettura del testo biblico. Si tratta di un’esposizione nella quale vengono presentate situazioni e personaggi di immediata comprensione per il lettore. Un ottimo esempio è rappresentato dai due personaggi del Cantico dei Cantici, intesi come allegoria del rapporto tra Dio e il credente. I rapporti fra di loro devono però essere analoghi a quelli a cui si vuole alludere, secondo una logica di allegorizzante (il mashal) e allegorizzato (nimshal)[3].

 

Le letture cristiane della Bibbia del periodo che va dall’Antichità all’età moderna, passando ovviamente attraverso il Medioevo, possono essere raggruppate sotto tre categorie: la lettura tipologica, la lettura allegorica, il metodo storico-critico.

In tempi più recenti, a dimostrazione di come la Bibbia abbia un perimetro di lettura più ampio di quanto comunemente si pensi, si stanno sempre più sviluppando altri tipi di lettura che derivano dall’apporto delle scienze umane e sociali (psicologia, psicanalisi, antropologia e sociologia)[4], delle scienze linguistiche (strutturalismo, semiotica, narratologia), delle scienze politiche, dei saperi di genere (letture femministe)[5].

A condizione che si siano applicati con onestà intellettuale, tutti questi approcci, oltre che legittimi, sono strumenti utili ad una maggiore intelligenza del testo e apporti che ne arricchiscono l’ermeneutica.

 

[1] Una panoramica delle letture bibliche si può trovare nei seguenti volumi: S. J.Sierra (a cura di), La lettura ebraica delle Scritture, EDB, Bologna 1995; E. Norelli (a cura di), La Bibbia nell’antica cristiana. I, EDB, Bologna 1993; G. Cremascoli – C. Leonardi (a cura di), La Bibbia nel Medio Evo, EDB, Bologna 1996; R. Fabris (a cura di), La Bibbia nell’epoca moderna e contemporanea, EDB, Bologna 1992. Da qui si può partire per indagini più specifiche.

[2] «Cos’è l’Antico Testamento se non nascondimento del Nuovo? E cos’è il Nuovo se non rivelazione dell’Antico?» (Agostino, De civitate Dei contra paganos XVI, 26. 2; corsivi miei)

[3] Per approfondire questi aspetti, cfr. D. Baron, La lecture infinie. Les voies de l’interprétation midrachique, Ed. du Seuil, Paris 1987; Id., Il midrash. Vie ebraiche alla lettura della Bibbia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001 (or. franc. 1995).

[4] Cfr. G. Theissen, Motivare alla Bibbia. Per una didattica aperta della Bibbia, Paideia, Brescia 2005, pp. 34-42.

[5] C.A. Newsom – S.H. Ringe, La Bibbia delle donne: un commentario, 3 voll., Claudiana, Torino 1996, 1998, 1999; C. Meyers (ed.), Women in Scripture. A Dictionary of Named and Unnamed Women in the Hebrew Bible, the Apocryphal/Deuterocanonical Books, and the New Testament, Boston-New York 2000; A. Valerio (a cura di), Donne e Bibbia: storia ed esegesi, EDB, Bologna 2006.

 
     
 

4. Uscire dalla Bibbia

 

 

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