Il canone del Nuovo Testamento

di Luciano Zappella
 
Prima di entrare nel merito del nostro discorso sono necessarie due premesse.
a. Anzitutto, bisogna dire che praticamente tutti i libri che formano il Nuovo Testamento sono stati scritti sulla base di necessità contingenti (soprattutto le lettere di Paolo); nessuno dei loro autori o redattori pensava che quegli scritti sarebbero entrati a far parte di una collezione di libri dotata di un valore vincolante, sia da un punto di vista ecclesiale sia da punto di vista teologico.
b. In secondo luogo, il processo che ha portato alla definizione del canone del Nuovo Testamento (vale a dire la fissazione dei 27 libri che lo compongono) non è stato né breve (dal II al IV sec.) né pacifico (le controversie furono numerose). Cercheremo di riassumerne la tappe principali, non prima di elencare subito i tre criteri guida della “canonicità”. Essi sono:
- l’origine apostolica del libro;
- la conformità del contenuto alla regola della fede apostolica;
- il suo uso nella liturgia.
 
Il documento più famoso per la storia della formazione del canone neotestamentario è senza dubbio il Frammento muratoriano (vedi in Appendice). Esso attesta l’esistenza dei quattro vangeli e presenta una collezione canonica di 13 lettere di Paolo, le quali, si dice, hanno come destinazione la chiesa «cattolica» (cioè, «universale»).
Ireneo di Lione (nato tra il 140 e il 160) si sofferma sul valore simbolico del numero 4 con riferimento ai vangeli (Adversus Haereses III,11,8). Più che ritenere sia stato lui a definire il numero dei vangeli, è più probabile che egli non faccia altro che basarsi su una situazione preesistente.
Il primo a parlare dell’esistenza di Vangeli scritti è Papia di Ierapoli (morto verso il 140). Dalla sua opera (Spiegazioni delle parole del Signore) andata perduta (ci sono però delle citazione nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea), si può dedurre con una certa sicurezza che, pur in presenza di testi scritti, egli si fida maggiormente della tradizione orale.
Le cose cambiano con Marcione (morto nel 160), con il quale nasce per la prima volta un canone del Nuovo Testamento, che poi spingerà la Grande Chiesa a proporre un proprio canone. Il suo è noto come «piccolo canone» e comprende i seguenti libri: Luca, Romani, I-II Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, I-II Tessalonicesi, Filemone.
Pur non avendo stilato un vero e proprio elenco di libri del NT, Origene, in base alla testimonianza di Eusebio (Storia ecclesiastica VI,25-12), presenta una classificazione tripartita dei libri del NT, secondo questo schema:
 
homologoumena(riconosciuti)
amphiballòmena(controversi)
pseudé (falsi)
4 vangeli e Atti
13 lettere di Paolo
I Pietro
I Giovanni
Apocalisse
II Pietro
II Giovanni
Ebrei
Giacomo
Giuda
Vangelo degli Egiziani
Vangelo di Basilide
Vangelo di Tommaso
Vangelo di Mattia
 
Una delle testimonianze più importanti per la storia del canone è sicuramente Eusebio di Cesarea (Storia Ecclesiastica III, 25, 1-7), di cui citiamo il passo integrale:
«Arrivati a questo punto, ci sembra ragionevole ricapitolare (la lista) degli scritti del Nuovo Testamento di cui abbiamo parlato. E, senza alcun dubbio, si deve collocare prima di tutto la santa tetrade (= quaterna) degli evangeli, cui segue il libro degli Atti degli Apostoli. Dopo questo, si debbono citare le lettere di Paolo, a seguito delle quali si deve collocare la prima attribuita a Giovanni e similmente la prima lettera di Pietro. A seguito di queste opere si sistemerà, se si vorrà, l’Apocalissedi Giovanni, su cui esporremo a suo tempo ciò che si pensa. E questo per i libri universalmente accettati (homologoumena).
Tra gli scritti contestati (antilegomena), ma riconosciuti dalla maggior parte, c’è la lettera attribuita a Giacomo, quelladi Giuda, la seconda lettera di Pietro e le lettere dette seconda e terza di Giovanni, che sono dell’evangelista o di un altro che porta lo stesso nome.
Tra gli spuri (nothoi) vengono anche collocati il libro degli Atti di Paolo, l’opera intitolata Il Pastore, l’Apocalisse di Pietro e dopo questi la lettera attribuita a Barnaba, i cosiddetti Insegnamenti degli Apostoli (Didaché), poi, come s’è già detto, l’Apocalisse di Giovanni, se si vuole. Qualcuno, come ho già detto, la rifiuta, ma altri la uniscono ai libri universalmente accettati. Tra questi stessi libri alcuni hanno ancora collocato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno creduto a Cristo.
Pur stando così le cose per i libri contestati, tuttavia abbiamo giudicato necessario farne ugualmente la lista, separando i libri veri, autentici e accettati secondo la tradizione ecclesiastica, dagli altri che, a differenza di quelli, non sono testamentari (= vincolanti), e inoltre contestati, sebbene conosciuti, dalla maggior parte degli scrittori ecclesiastici; affinché possiamo distinguere questi stessi e quelli che, presso gli eretici, sono presentati sotto il nome degli apostoli, sia che si tratti dei vangeli di Pietro, di Tommaso e di Mattia o di altri ancora, o degli Atti di Andrea, di Giovanni o di altri apostoli. Assolutamente nessuno mai tra gli scrittori ecclesiastici ha ritenuto giusto di ritrovare i loro ricordi in una di queste opere. D’altra parte, il carattere del discorso si allontana dallo stile apostolico; il pensiero e la dottrina che essi contengono sono talmente lontani dalla vera ortodossia da poter chiaramente provare che questi libri sono delle costruzioni di eretici. Perciò non si debbono neppure collocare tra gli apocrifi, ma si debbono rigettare come del tutto assurdi ed empi».
 
Sulla base delle sue indicazioni, possiamo tracciare il seguente schema:
homologoumena
(lettura liturgica e privata)
amphiballòmena
(lettura privata ma non liturgica)
nothoi (spuri)
4 vangeli
Atti
13 lettere di Paolo (compresa la Lettera agli Ebrei)
I Pietro
I Giovanni
Apocalisse (?)
II Pietro
II-III Giovanni
Giacomo
Giuda
 
 
 
Il Pastore di Erma
Apocalisse di Pietro
Lettera di Barnaba
Didaché
Apocalisse di Giovanni (?)
Vangelo secondo gli Ebrei
 
Il primo elenco completo dei 27 libri del Nuovo Testamento si deve a Atanasio di Alessandria, il quale, nella lettera 39 del 367, stila un elenco dei libri canonici sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento. Egli distingue tra libri canonizzati (kanonizòmena), libri che si possono leggere (anaghinoskòmena) e libri apocrifi (apòkrypha).
Tra le fine del IV e l’inizio del V registriamo le prime decisioni conciliari sul canone biblico: si tratta dei concili di Ippona (393) e di Cartagine (397 e 419) cui prese parte Agostino. Gli atti del concilio di Ippona sono perduti, ma abbiamo il suo sommario che venne letto ed approvato a Cartagine (397):
Oltre alle Scritture canoniche nulla dev’essere letto sotto il nome di divine Scritture. E le scritture canoniche sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth, i quattro dei Re, i due dei Paralipomeni, Giobbe, Salterio di David, cinque libri di Salomone [Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico], i dodici Profeti [i minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia], Isaia, Geremia, Daniele, Ezechiele, Tobia, Giuditta, Ester, i due di Esdra [Neemia ed Esdra], i due dei Maccabei. Del Nuovo Testamento quattro libri di Evangeli, un libro di Atti degli Apostoli, tredici lettere di Paolo apostolo, una del medesimo agli Ebrei, due di Pietro, tre di Giovanni, una di Giacomo, una di Giuda, l’Apocalisse di Giovanni.
 
Per quanto riguarda la chiesa cattolica, il canone biblico viene dogmaticamente stabilito l’8 aprile 1546 dal decreto De canonicis Scripturis del Concilio di Trento, il quale non fa altro che riprendere l’elenco dei libri canonici contenuto nel Decretum pro Iacobitis del Concilio di Firenze (4 febbraio 1441).
Per quanto riguarda invece le chiese protestanti, c’è da registrare la posizione di Lutero, il quale propone di collocare le lettere agli Ebrei, di Giacomo, di Giuda e l’Apocalisse dopo gli altri libri ritenuti «i veri libri del Nuovo Testamento». Tuttavia, a partire dal XVII sec., anche le chiese protestanti accettano il canone tradizionale.
 
Una tabella riassuntiva sulle varie proposte di canone
 
 
Vangeli
e Atti
Lettere di Paolo
Lettere e Apocal.
Controversi
Marcione
Lc
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2 Tess, Filem
   
Muratori
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Cor, Gal, Rm, Ef, Fil, Col, Tess, Tt, 1-2Tim, Fm
 
Gd, 1-2Gv, Ap
Origene
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2Tess, 1-2Tm, Tt, Fm
1Pt, 1Gv, Ap
2 Pt, 2 Gv, Eb, Gc, Gd
Esusebio
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2Tess, 1-2Tm, Tt, Fm, Eb
1Pt, 1Gv, Ap
2Pt, 2-3Gv, Gc, Gd
Atanasio
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2Tess, 1-2Tm, Tt, Fm, Eb
Gc, 1-2Pt, 1-3Gv, Gd, Ap
 
Lutero
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2Tess, 1-2Tm, Tt, Fm
1-2Pt, 1-3Gv
Eb, Gc, Gd, Ap
Concilio Trento
Mt, Mc,
Lc, Gv,
At
Rm, 1-2Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1-2Tess, 1-2Tm, Tt, Fm, Eb
Gc, 1-2Pt, 1-3Gv, Gd, Ap
 
 
Per approfondire, cfr. Bruce M. Metzger, Il canone del Nuovo Testamento. Origine, sviluppo e significato, Paideia, Brescia 1997 e http://www.ntcanon.org/index.shtml.



 
 
Appendice: il Frammento Muratori
Conservato in un manoscritto dell’VIII sec. e scoperto da Ludovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (da lui pubblicato nel 1749), il Frammento di Muratori è un testo in latino di 85 righe, in pessime condizioni. Si tratta quasi certamente della traduzione di un originale greco, che la maggior parte degli studiosi ritiene scritto tra il II e il III sec. d.C.
 
Latino (riscritto)
 
Traduzione
 
Commenti
 
 
1…quibus tamen interfuit et ita posuit.
 
1… a cui nondimeno egli era presente, e così [li] collocò [nella sua narrazione]
 
L’inizio del testo è andato perso, ma sicuramente si fa riferimento a Matteo e a Marco (cfr. le ultime parole).
 
 
2tertium evangelii librum secundum Lucam. 3Lucas iste medicus 4post ascensum Christi 5cum eum Paulus quasi itineris sui socium 6secum adsumsisset nomine suo ex opinione conscripsit — 7Dominum tamen nec ipse vidit in carne — 8et idem prout assequi potuit: 9ita et a nativitate Iohannis incepit dicere.
 
2Il terzo libro del vangelo è quello secondo Luca. 3Luca, il ben noto medico, 4dopo l’ascensione di Cristo, 5quando Paolo l’aveva preso con sé come appassionato di legge, 6lo compose a proprio nome, secondo la credenza [generale]. 7Tuttavia egli non aveva visto il Signore nella carne; 8e perciò, poiché era abile ad accertare i fatti, 9cominciò effettivamente a raccontare la storia dalla nascita di Giovanni.
 
Vangelo di Luca
Prima parte (1-39): libri dall’autenticità indiscutibile: 4 vangeli (con Atti e Prima Giovanni) e 13 Lettere di Paolo
 
 
10quarti evangeliorum Iohannis ex discipulis. 11cohortantibus condiscipulis et episcopis suis dixit 12Conieiunate mihi hodie triduum, 13et quid cuique fuerit revelatum alteratrum nobis enarremus. 14eadem nocte revelatum Andreae ex apostolis, ut recognoscentibus cunctis, Iohannes suo nomine cuncta describeret.
 
10Il quarto dei vangeli è quello di Giovanni , [uno] dei discepoli. 11Ai suoi condiscepoli e ai vescovi, che lo spingevano a scrivere, egli disse: 12«Digiunate con me da oggi per tre giorni 13e ciò che sarà rivelato a ciascuno diciamocelo l’un l’altro». 14La stessa notte fu rivelato ad Andrea, [uno] degli apostoli, che Giovanni avrebbe dovuto scrivere tutte le cose a suo nome, mentre gli altri avrebbero dovuto controllarne l’esattezza.
 
Vangelo di Giovanni
 
 
15et ideo licet varia singulis evangeliorum libris principia doceantur 16nihil tamen differt credentium fidei, 17cum uno ac principali spiritu declarata sint in omnibus omnia 18de nativitate, de passione, de resurrectione, de conversatione cum discipulis suis, 19et de gemino eius adventu, primum in humilitate despectus, quod fuit, secundum potestate regali praeclarum, quod futurum est.
 
15 E così, sebbene vari principi possano essere insegnati nei singoli libri dei vangeli, 16nondimeno ciò non fa differenza per la fede dei credenti, 17dal momento che da un unico Spirito supremo tutte le cose sono state proclamate in tutti [I vangeli] — 18riguardo alla natività, riguardo alla passione , riguardo alla resurrezione, riguardo alla vita con i suoi discepoli 19e riguardo alla sua duplice venuta: la prima in umiltà quando egli fu disprezzato, già avvenuta, la seconda gloriosa nel potere regale, che appartiene ancora al futuro.
     
 
20quid ergo mirum, si Iohannes tam constanter singula etiam in epistulis suis proferat dicens in semetipso 21Quae vidimus oculis nostris, et auribus audivimus, et manus nostrae palpaverunt, haec scripsimus vobis? 22Sic enim non solum visorem, sed et auditorem, sed et scriptorem omnium mirabilium Domini per ordinem profitetur.
 
20Che meraviglia è, allora, se Giovanni così coerentemente nomina questi punti particolari anche nelle lettere, dicendo di se stesso: 21«Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie e toccato con le nostre mani, lo abbiamo visto per voi»? 22Perché in questo modo egli si professa non solo testimone oculare e auricolare, ma anche scrittore di tutti i fatti meravigliosi del Signore, nel loro ordine.
     
 
23Acta autem omnium apostolorum sub uno libro scripta sunt. 24Lucas "optimo Theophilo" comprehendit, quae sub praesentia eius singula gerebantur, 25sicut et remote passionem Petri evidenter declarat, 26sed et profectionem Pauli ab urbe ad Spaniam proficiscentis.
 
23Inoltre, gli atti di tutti gli apostoli furono scritti in un solo libro. 24Luca, “per l’eccellentissimo Teofilo”, raccolse I singoli eventi che ebbero luogo in sua presenza, 25come egli mostra chiaramente omettendo il martirio di Pietro 26così come la partenza di Paolo dalla città [di Roma] verso la Spagna.
 
Gli Atti degli Apostoli formano un tutt’uno con il vangelo lucano
 
 
27Epistolae autem Pauli, quae, a quo loco, vel qua ex causa directae sint, volentibus intelligere ipsae declarant. 28primum omnium Corinthiis schisma haeresis interdicens, 29deinceps Galatis circumcisionem, 30Romanis autem ordine scripturarum, sed et principium earum esse Christum intimans, prolixius scripsit;
 
27Riguardo alle lettere di Paolo, esse da sole dichiarano a coloro che vogliono capire che cosa [siano], da che luogo o per quale ragione siano state scritte. 28La prima di tutte è quella ai Corinzi, che proibisce le loro divisioni ereticali; 29la seconda, ai Galati, contro la circoncisione; 30poi scrisse più diffusamente ai Romani, spiegando l’ordine delle Scritture e anche che cristo è il loro principio.
 
I Lettera ai Corinzi
Lettera ai Galati
Lettera ai Romani
 
 
31de quibus singulis necesse est a nobis disputari; 32cum ipse beatus Apostolus Paulus sequens prodecessoris sui Iohannis ordinem, nonnisi nominatim septem ecclesiis scribat ordine tali: 33ad Corinthios prima, ad Ephesios secunda, ad Philippenses tertia, ad Colossenses quarta, ad Galatas quinta, ad Thessalonicensibus sexta, ad Romanos septima.
 
31Ma è necessario per noi esaminare queste lettere una per una, 32perché il santo apostolo Paolo in persona, seguendo l’esempio del suo predecessore Giovanni, scrive nominativamente a solo sette chiese nel seguente ordine: 33ai Corinzi la prima, agi Efesini la seconda, ai Filippesi la terza, ai Colossesi la quarta, ai Galati la quinta, ai Tessalonicesi la sesta, ai Romani la settima.
 
Lettera agli Efesini
Lettera ai Filippesi
Lettera ai Colossesi
I ai Tessalonicesi
Il fatto che Paolo scriva, come Giovanni, a sette chiese è segno che le sue lettere sono rivolte non a chiese locali ma alla chiesa universale (ci si basa sul simbolismo del numero 7 che indica la totalità).
 
 
34verum Corinthiis, et Thessalonicensibus licet pro correptione iteretur, 35una tamen per omnem orbem terrae ecclesia diffusa esse denoscitur. 36et Iohannes enim in Apocalypsi licet septem ecclesiis scribat, tamen omnibus dicit.
 
34È vero che egli scrive ancora una volta ai Corinzi e ai Tessalonicesi per ammonimento, 35eppure si riconosce facilmente che c’è una sola chiesa sparsa su tutta la terra. 36Perché anche Giovanni nell’Apocalisse, benché scriva a sette chiese, nondimeno parla di tutte.
 
II Corinzi
II Tessalonicesi
 
 
37verum ad Philemonem unam, et ad Titum unam, et ad Timotheum duas pro affectu et dilectione; 38in honore tamen ecclesiae catholicae in ordinatione ecclesiasticae disciplinae sanctificatae sunt.
 
37[Anche Paolo scrisse] per affetto e amore una lettera a Filemone, una a Tito e due a Timoteo, 38tuttavia queste sono considerate sacre nella stima della chiesa universale per la regolamentazione della disciplina ecclesiastica.
 
Lettera a Filemone
Lettera a Tito
I e II a Timoteo
 
 
39fertur etiam ad Laodicenses, alia ad Alexandrinos, Pauli nomine fictae ad haeresem Marcionis, 40et alia plura, quae in catholicam ecclesiam recipi non potest; fel enim cum melle misceri non congruit.
 
39È in circolazione anche [una lettera] ai Laodicesi [e] un’altra agli Alessandrini, [entrambe] falsificazioni scritte sotto il nome di Paolo per [promuovere] l’eresia di Marcione, 40e diverse altre che non possono essere accettate dalla chiesa universale, perché non è opportuno che il fiele sia mischiato con il miele.
 
Seconda parte (39-49): libri discutibili (41-47) e libri da scartare (39-40; 48-49)
Lettera ai Laodicesi e Lettera agli Alessandrini: scritti eretici
 
 
41Epistola san Iudae, et superscriptio Iohannis duas in catholica habentur; 42et Sapientia ab amicis Salomonis in honorem ipsius scripta.
 
41Inoltre la Lettera di Giuda e due che portano il nome di Giovanni sono usate nella [chiesa] universale — 42e [il libro della] Sapienza scritto dagli amici di Salomone in suo onore.
 
Lettera di Giuda, I e II Giovanni, Apocalisse di Giovanni: si possono leggere
 
 
43apocalypses etiam Iohannis, et Petri, tantum recipimus, quam quidam ex nostris legi in ecclesia nolunt. 44Pastorem vero nuperrime temporibus nostris in Urbe Roma Hermas conscripsit, sedente cathedra Urbis Romae ecclesiae Pio Episcopo fratre eius; 45et ideo legi eum quidem oportet, se publicare vero in ecclesia populo, 46neque inter Prophetas, completum numero, 47neque inter apostolos, in finem temporum potest.
 
43Noi accettiamo soltanto le Apocalissi di Giovanni e di Pietro, benché alcuni di noi non desiderano che la seconda sia letta in chiesa. 44Ma Erma scrisse Il Pastore molto recentemente ai giorni nostri, nella città di Roma, mentre il vescovo Pio, suo fratello, occupava la cattedra [episcopale] della chiesa della città di Roma. 45E perciò deve bensì essere letto; ma non può essere lette pubblicamente al popolo in chiesa, 46né tra i profeti, il cui numero è completo, 47né tra gli apostoli, perché viene dopo [il loro] tempo.
 
Il Pastore di Erma: non si può leggere
Apocalisse di Pietro: giudizio incerto
 
 
48Arsinoi autem, seu Valentini, vel Mitiadis nihil in totum recipimus. 49qui etiam novum Psalmorum librum Marcioni concripserunt una cum Basilide Assianum Catafrygum constitutorem…
 
48Ma noi non accettiamo nulla di Arsinoo o Valentino o Milziade, 49i quali composero anche un nuovo libro di salmi per Marcione, insieme con Basilide, l’asiatico fondatore dei catafrigi…
 
Scritti eretici
 

 

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