Le tre ricerche sul Gesù della storia

di Luciano Zappella
 
La ricerca del Gesù della storia ha come obiettivo di ricostruire la vita di Gesù di Nazareth utilizzando documenti storici «neutri», cioè non influenzati dalla soggettività (posi­tiva o negativa) dei testimoni; questi docu­menti vengono sottoposti alla critica storica con l’intento di enucleare gli elementi la cui autenticità può essere convali­data.
 
1. Le fonti
Non avendo egli scritto né det­tato nulla, le fonti su Gesù sono tutte indirette, anche se molteplici.
La più antica è rappresentata dalle epistole paoline, che però contengono più che altro professioni di fede relative alla morte per crocifissione e alla risurrezione. Paolo, anche se non sempre le cita espressamente, conosce anche una raccolta di loghia («parole del Signore»).
Ci sono poi i racconti evangelici: Marco (65 ca.), Matteo e Luca (tra il 70 e l’80), Giovanni (intorno al 90-95). Non si tratta di biografie di Gesù: la vicenda storica è raccontata secondo una pro­spettiva di fede che seleziona dei fatti in fun­zione della loro lettura teologica.
Alcune tradizioni relative a Gesù sono riportate dai vangeli apocrifi, in particolare il Vangelo di Pietro (120-150), il Vange­lo di Tommaso (in copto, verso 150), e il Pro­toevangelo di Giacomo (150-170).
Lo storico ebreo Flavio Giuseppe riporta questa interessante notizia si dice: «in quel tempo, ci fu un uomo saggio, chiamato Gesù, la cui condotta era buona, e le cui virtù furo­no riconosciute. E molti dei giudei e delle al­tre nazioni si fecero suoi discepoli. E Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire...» (Antichità Giudaiche 18,3,3). Anche se l’autenticità di questo Testimonium Flavianum è discussa, è probabile che queste parole siano autentiche.
Tra le diverse allusioni a Gesù (circa 15), nel Talmud babilonese troviamo questo racconto: «Viene tramandato: [al venerdì] alla sera della Parasceve si appese Ješu [ha-nôse = il cristiano]. Un araldo per quaranta giorni uscì davanti a lui: Egli [Ješu ha-nôse] esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero [al venerdì] alla sera della Parasceve. Disse Ulla: «Credi tu che egli [Ješu ha-nôse] sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore all’idolatria, e il Misericordioso ha detto: Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa! Con Ješu fu diverso, perché egli stava vicino al regno» (Sanhedrin B, 43b).
Non essendo il mondo pagano interessato a Gesù, le fonti non cristiane sono rare; tra esse basti ricordare:
– Tacito, Annales XV, 44: «Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat»;
– Plinio il Giovane, Epistulae X, 96;
– Svetonio, Vita Claudii XXIII, 4: «Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulit»;
– Trifone, Dialogo con Trifone CVIII, 2: «È sorta un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che è risorto dai morti e asceso al cielo»;
– Celso, cit. in Origene, Contro Celso.
Chiamata comunemente Quest, la ricerca sul Gesù storico si è sviluppata in tre fasi successive.
 
 
2. Fisrt Quest o ricerca liberale (1778-1906): Gesù, una grande personalità spirituale
La ricerca sul Gesù della storia comincia con Hermann Samuel Reima­rus (1694-1768). Professore di lingue orientali ad Amburgo, egli scrisse un’opera intitolata Apologia degli adoratori razionali di Dio, pubblicata postuma da Gotthold Ephraim Lessing in sette frammenti, uno dei quali era intitolato Von dem Zwecke Jesu und seiner Junger (Dello scopo di Gesù e dei suoi discepoli. Un altro frammento dell’anonimo di Wolfenbüttel, 1778: I frammenti dell'Anonimo di Wolfenbuttel pubblicati da G. E. Lessing, Napoli, Bibliopolis, 1977).
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Reimarus
 
In quest’opera Reimarus sostiene una tesi secondo la quale la nascita del cristianesimo si basa su un falso storico, determinato dal fatto che Gesù riteneva di avere uno scopo (Zwecke) politico, pensava cioè di essere il messia liberatore degli Ebrei dal dominio romano; dopo la sua morte, segno del fallimento della sua missione, i discepoli avrebbero rubato il suo cadavere, inventato l’annuncio della sua risurrezione e creato una nuova religione.
Merito di Reimarus fu di aver introdotto il criterio della discontinuità: mentre fino a quel momento si era ritenuta ovvia la continuità tra la vita di Gesù e la predicazione della comunità cristiana primitiva, egli fa vedere come tra Gesù in quanto Messia politico e il Cristo descritto dai vangeli ci sia una evidente discontinuità. Il dato di fatto è che il Gesù della storia non coincide con il Cristo dei racconti evangelici.
Ciò diede il via alla Leben Jesu Forschung (indagine sulla vita di Gesù) il cui scopo era quello di rispondere alla domanda: chi è il vero Gesù? Schematizzando un po’, si potrebbe dire che in un primo tempo prevalse una tendenza raziona­lista che leggeva nel vangelo la concrezione simbolica di verità spirituali, mentre i miracoli e la ri­surrezione erano spiegati razionalmente se non negati (Heinrich Paulus,1828; Friedrich Schleiermacher,1832); successivamente si accentua l’umanità di Gesù e i vange­li sono letti come documenti biografici segnati dall’impatto della persona di Gesù. Da qui una serie di “ritratti” di Gesù: i razionalisti lo descrissero come un maestro di morale, gli idealisti come una specie di quintessenza dell’umanità, gli esteti lo lodarono come un geniale artista della parola, i socialisti come il difensore dei poveri e come riformatore sociale.
 
Tra gli autori più significativi vale la pena citare:
 
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Renan
 
David F. Strauss, Das Leben Jesu. Kritisch bearbeitet von David Friedrich Strauss, 1835-1836 (trad. it. La vita di Gesù o Esame critico della sua storia, Milano, Sanvito, 1863-1865);
 
Ernest Renan, Vie de Jésus, 1863 (trad. it. Roma, Newton Compton, 1990).
 
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Strauss
 
 
Contro la pretesa di ricostruire storicamente la figura di Gesù (Leben Jesu Forschung), nel 1892 Martin Kähler pubblica un libro intitolato Der soggenannte historische Jesus und der geschichtliche, biblische Christus (Il cosiddetto Gesù storico e l’autentico Cristo biblico,Napoli, D’Auria, 1993). Il titolo stesso mostra l’impostazione di Kähler: l’historischeJesus indica il Gesù storico-reale, quello storicamente esistito, mentre il geschichtlich Christus indica il Cristo storico-biblico, quello predicato dagli Apostoli. Secondo Kähler la ricerca storica sulla vita di Gesù è non solo impossibile (non possediamo alcuna fonte, visto che i vangeli non sono delle biografie di Gesù), ma anche illegittima (i vangeli non sono testi storici, ma delle testimonianze di fede).
 
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Kähler
 
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Bultmann
 
Su questa linea si muoverà Rudolf Bultmann, che nella sua famosa opera del 1929, intitolata semplicemente Jesus, afferma: «Io sono indubbiamente del parere che noi non possiamo sapere più nulla della vita e della personalità di Gesù, poiché le fonti cristiane non si sono interessate al riguardo se non in modo molto frammentario e con taglio leggendario, e perché non esistono altre fonti su Gesù» (Gesù, Brescia, Queriniana, 1972, p. 103). In sostanza, non vi è continuità tra il Gesù della storia e il Cristo del kerygma (= predicazione): il Gesù storico è irrilevante per la fede cristiana. Certo nei Vangeli il Cristo del kerygma è lo stesso Gesù di Nazareth; la confessione di fede contenuta nei Vangeli afferma il fatto (dass) dell’esistenza di Gesù, ma il modo (wie) e il cosa (was) della sua predicazione sono irrilevanti.
Dal punto di vista metodologico il merito degli esponenti della ricerca liberale è di pro­cedere ad uno studio critico delle fonti docu­mentarie. Comparando tra loro i quattro van­geli canonici, ne rilevano le divergenze, op­tando per l’autenticità di una versione a detri­mento delle altre. Per esempio: si deve pensa­re che l’uomo di Nazareth abbia difeso l’autorità della Torà fin nei minimi particolari, come dice Matteo (5,17-20), oppure al contrario che abbia assunto una posizione cri­tica riguardo alla legge come mostra Marco (7,1-23)? Altro esempio: l’ultima parola di Gesù in croce fu un grido disperato (Mc 15,34), una parola di fiducia (Lc 23,46), o una dichiarazione teologica (Gv 19,30)? Problemi del genere non emana­no da spiriti tortuosi o malintenzionati, ma scaturiscono dalla lettura attenta dei testi stes­si e dal loro confronto. La composizione teo­logica cui si sono dedicati gli evangelisti confe­risce alla loro opera un orientamento corri­spondente alla ricezione della tradizione di Gesù nel loro ambiente. Per comporre un ri­tratto sintetico del Galileo non basta accumu­lare o giustapporre le informazioni ricavabili dai quattro vangeli; essendo queste spesso di­vergenti, si tratta di optare in funzione della più alta probabilità storica.
Ma in nome di che cosa si può decidere della probabilità storica? Nel 1906 Albert Schweitzer(Von Reimarus zu Wrede. Eine Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, Tübingen, Mohr, 1906 [trad. it. Storia della ricerca sulla vita di Gesù, Brescia, Paideia, 1986]) ha proposto una constatazione devastante: la ricostruzione del Gesù della storia è in balia della speculazione e delle preferen­ze di ogni ricercatore, ognuno dei quali, opta in effetti, per il «Gesù» che meglio gli con­viene: poeta romantico, profeta di conversio­ne, o cantore dell'amore. Schweitzerdenun­ciava l'assenza di criteri obbiettivi che con­sentissero di identificare quello che nei vange­li è più autentico. S'impegnava inoltre a mo­strare l'importanza del concetto di regno di Dio per comprendere che fosse Gesù: il Galileo era per lui un profeta afferrato dall'imminenza della venuta del Regno, per­suaso che la storia fosse ormai sul punto di sprofondare nella catastrofi apocalittiche, se­gnalanti l'instaurazione d'un nuovo mondo promesso da Dio (Mc 13).
 
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Schweitzer
3.New Quest o Seconda ricerca (1950-1980): Gesù all’alba del Regno
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Käsemann
 
Se, da un lato, la First Quest (liberale) enfatizzava il Gesù storico, in contrapposizione alla predicazione apostolica, e, dall’altro, Bultmann enfatizzava la predicazione apostolica, indipendentemente dal Gesù storico, un suo ex-allievo, Ernst Kä­semann, considerato l’iniziatore della New Quest, intende ricomporre la frattura. Nel suo articolo intitolato Das Problem des historischen Jesu (in «Zeitschrift für Theologie und Kirche» LI, 1954, pp. 125-153, egli fa notare che, senza un collegamento tra il Cristo della fede e il Gesù della storia, il cristianesimo si ridurrebbe ad un mito astorico; d’altra parte, se la Chiesa primitiva non fosse stata interessata alla storia di Gesù, perché avrebbe scritto i Vangeli i quali, sebbene non siano opere storiche, sono comunque interessati alla storia di Gesù? Ne consegue che, pur essendo un chiaro prodotto postpasquale, i Vangeli non ci sarebbero stati non ci fosse stata la previa convinzione dell’identità tra Gesù della storia (nato, morto) e il Cristo della fede (risorto).
Käsemann è quindi convinto che, partendo dai Vangeli, sia possibile risalire alla storicità, sia pure non assoluta, dei facta e dei dicta Jesu. A livello metodologico, egli fissa due postulati, concer­nenti l’uno lo statuto del testo evangelico, l’altro l’adozione dei criteri di autenticità.
In primo luogo viene chiarito lo statuto del testo evangelico: i vangeli non ci restituiscono un accesso diretto alla te­stimonianza dei contemporanei di Gesù, ma sono il frutto di una ricomposizione letteraria e teologica dei primi cristiani. La critica delle forme lette­rarie (Formgeschichte)ha stabilito che la tra­dizione di Gesù non era mossa da una preoc­cupazione archivistica, ma piuttosto procede­va in vista di preservare una memoria di Gesù utile alla vita credente. I vangeli ci trasmetto­no così la memoria che, dopo Pasqua, le co­munità hanno preservato degli atti e delle pa­role del loro Signore; in effetti, il destino del Galileo fu compreso dai primi cristiani alla luce della risurrezione. Di conseguenza, diventa altamente improbabile ricostruire una biografia di Gesù, dal momento che il quadro narrativo dei vangeli è stato concepito dagli evangelisti allo scopo di integrare la molteplicità dei piccoli racconti consegnati dalla tradizione.
In secondo luogo, bisogna adottare dei criteri di autenticità. Per ricerca di autenticità non si in­tende più la restituzione protocollare dei detti di Gesù (che peraltro parlava aramaico, mentre i vangeli sono stati redatti in greco), ma la ricerca di una coinci­denza più stretta possibile con la sostanza e l’intenzionalità delle parole e dei gesti del Galileo. I criteri di autenticità sono cinque.
a. Criterio di attestazione multipla: vanno ritenuti autentici fatti e gesti di Gesù attestati almeno da due fonti letterariamente indipendenti (per es. un motivo attestato contemporaneamente da Paolo e Marco, o Matteo e Giovanni, o an­cora Luca e il Vangelo di Tommaso).
b. Criterio dell'imbarazzo ecclesiale:vanno ritenuti autentici fatti e gesti di Gesù che hanno creato difficoltà nella loro applicazione in seno alle prime comunità cristiane (per es. il battesimo di Gesù per mano di Giovanni in Mt 3,13-17 colloca Gesù in subordine rispetto al Battista, ponendo la Chiesa in difficoltà nel suo conflitto con i circoli battisti; oppure l’annuncio della venuta imminente del Regno di Dio, non essendosi questa verificata duran­te la vita dei discepoli: ««In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con po­tenza»).
c. Criterio di originalità(detto anche di differenza):una tradizione può considerarsi autentica a patto di non essere la pura ripresa di un motivo presente nel giudaismo dell’epoca, o l’effetto di una rilettura cristiana dopo Pasqua. Sono così scartate l’insistenza sulla Torà in quanto tale (è un dogma farisaico), o la riflessione sull’organizzazione della Chiesa (riflesso dell’interesse dei primi cristiani). Per contro, lo sferzante «lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Lc 9,60) non ha paralleli nell’Antichità, se non presso qualche filosofo cinico.
e. Criterio di coerenza:postula che Gesù non fosse un soggetto assurdo o contradditto­rio; una logica deve pur reperirsi tra le sue pa­role e azioni, come pure internamente al suo discorso.
f. Logica di crisi: postula che ogni ri­costruzione della vita del Galileo deve far ap­parire perché e su quali punti abbia potuto scatenarsi il conflitto mortale che ha opposto Gesù ai capi religiosi di Israele.
 
I principali esponenti della New Quest sono stati:
James Robinson, New Quest of the Historical Jesus, London, 1959 (trad. it. Kerygma e Gesù storico, Brescia, Paideia, 1977
Günther Bornkamm, Jesus von Nazareth, Stüttgart 1956 (trad. it. Gesù di Nazaret, Torino, Claudiana, 1977.
René Latourelle, L’accès à Jésus par les Evangiles, histoire et herméneutique, Tournai, Desclée, 1978 (trad. it. A Gesù attraverso I Vangeli, Assisi, Cittadella, 31988, 1978).
Maurice Goguel, Jesus: histoire des vies de Jésus, les témoignages non chrétiens sur Jésus, le témoignage paulinien, les évangiles, les origines de Jésus, l'enseignement de Jésus, la crise galiléenne, le ministère jérusalemite, le problème de l'histoire de la passion, l'évangile, Paris, Payot, 1950.
Charles Harold Dodd, The Founder of Christianity, London 1070 (trad. it. Il fondatore del cristianesimo, Leumann, Elledici 2007)
Charles Perrot, Jésus et l'histoire (Jésus et Jésus-Christ 11), Paris, Desclée, 21993 (trad. it. Roma, Borla).
Etienne Trocmé, Jésus de Nazareth vu par les témoins de sa vie, Neuchâtel, Delachaux et Nestlé, 1971 (trad. it. Brescia, Paideia 1975).
Francesco Lambiasi, L’autenticità storica dei Vangeli, Bologna, EDB, 21986 (1978).
Jaques Schlos­ser, Jésus de Nazareth, Paris, Agnès Viénot, 22002.
 
Queste ricostruzioni del Gesù della storia hanno in comune tre tratti.
In primo luogo, te­nendo conto dello statuto del testo rinunciano a fissare una biografia e a ricostruire la psico­logia del galileo, descrivendo piuttosto la sua attività e il suo messaggio nel quadro del suo battesimo per mano di Giovanni Battista e della sua morte a Gerusalemme.
Secondaria­mente, la nozione del regno di Dio è identifi­cata come il cuore del messaggio di Gesù e della comprensione che aveva di se stesso. Ma, a differenza di Albert Schweitzer, per il quale Gesù si attendeva una catastrofe apoca­littica imminente, gli studiosi della seconda ricerca lo descrivono come il messaggero di una venuta prossima, ma ancora futura del regno. Gesù percepisce l’alba del Regno e i­naugura questi tempi ultimi. E con le sue pa­rabole lo fa capire, e attraverso le sue guari­gioni lo rende reale.
Interzo luogo, ititoli cri­stologici dagli evangelisti attribuiti al Galileo sono considerati per la maggior parte quali prodotto della fede postpasquale. Gesù non si è designato né come il figlio di Dio, né come il Messia; d’altronde, i vangeli sinottici non pongono mai questi titoli sulle sue labbra. Le dichiarazioni di Gesù del tipo «Io sono» nel vangelo di Giovanni sono considerate come il prodotto della meditazione cristologica della corrente giovannea. Per converso, è da ritenersi verisimile che egli si sia designato sotto il titolo di «figlio dell'uomo» e si sia attribui­to il titolo di «figlio». Quel che in ogni caso è certo, è che Gesù aveva coscienza della sua autorità escatologica, come si può reperire da tre indizi: anzitutto dalla sua coscienza della storia, per cui Gesù è superiore a tutti i profe­ti, Battista compreso (Lc 7,18-22); non vuole essere l'ultimo profeta ebreo, ma egli è più di tutti i profeti. Secondariamente la sua conce­zione della Torà, per cui nelle antitesi autenti­che Gesù fronteggia Mosè e si pone come in­terprete autorizzato della legge. La coscienza della sua autorità si traduce infine nella sua comprensione di Dio: la formula «amen», ti­pica del suo linguaggio, ha una funzione re­sponsoriale: Gesù risponde con il suo «amen» alla voce divina da lui intesa. Questi tratti compongono una cristologia non esplicita (cioè dichiarata dai titoli), bensì implicita.
 
4. Third Quest o Terza ricerca (a partire dal 1980): Gesù, l’ebreo
La «terza ricerca», così definita da N.T. Wright nel 1986 (S. Neill – N.T. Wright, The Interpretation of the New Testament 1861-1986, OUP,Oxford 1986; 19882, p. 379), prende il via all’inizio del 1980.
Questa nuova scuola rivolge tre critiche alla precedente: l’eccessiva analiticità e importanza della storia delle forme, che rischia di isolare le forme letterarie dal contesto; i rischi dell’utilizzo dei criteri di dissomiglianza di Gesù dall’ambiente giudaico e dalla Chiesa, che rischiano di creare una sorta di Gesù estrapolato dal suo ambiente; l’enfasi posta sulla teologia dell’annuncio evangelico come criterio per il recupero di Gesù.
Con l’eccezione del tedesco Theissen, gli esponenti di questa scuola sono tutti anglosassoni:
Gerd Theissen, L'ombra del Galileo, Claudiana, Torino.
G. Theissen - A. Merz, Der historische Jesus. Ein Lehrbuch, Göttingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1996 (trad. it. Il Gesù storico. Un manuale, Queriniana, Brescia 1999).
Ed Parish Sanders, Jesus and Judaism, Philadelphia, Fortress, 1985.
Ed Parish Sanders, The Historical Figure of Jesus, Lon­don, Penguin, 1993.
John Doninic Crossan, The Historical Je­sus. The Life of a Mediterranean Jewish Peasant, San Francisco, Harper San Francisco, 1991.
Marcus J. Borg, Jesus in Contemporary Scholarship, Valley Forge,1994.
Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica, Bologna, Dehoniane, 2002.
 
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Theissen
Crossan
Borg
Barbaglio
 
Tre nuovi elementi appaiono in seno a questa corrente: a. l’ebraicità di Gesù; b. l’utilizzo delle fonti extracanoniche; c. il ricorso alla sociolo­gia.
 
a. L’elemento più caratteristico è la valoriz­zazione della ebraicità di Gesù.In effetti i biblisti sono stati indotti a ripensare l’immagine del giudaismo antico. Sin qui, per dirla in bre­ve, a un giudaismo meschino, rigorista e lega­lista, il paradigma dominante opponeva la fi­gura di Gesù contemplato come il libero eroe di una religione del cuore. Uno studio più at­tento dei testi giudaici del primo secolo - in­clusa la letteratura di Qumran - ha fatto e­mergere l’immagine più precisa di un giudai­smo diverso e plurale, dove ogni corrente ri­vendica rispetto alle altre, perfino con asprez­za, la giustezza della propria dottrina. In seno a questo brulichio di tendenze (Sadducei, Fa­risei, Zeloti, Esseni, ecc.), gli innegabili con­flitti di Gesù con i propri contemporanei non vanno interpretati come conflitti con il giudai­smo, bensì come conflitti interni al giudaismo (per esempio: in quel tempo l’autorizzazione di trasgredire il riposo sabbatico per salvare qualcuno era un problema discusso, rispetto a cui i Farisei avevano una posizione più tolle­rante degli Esseni). Se ne ricava che Gesù fu interamente giudeo, certamente un giudeo marginale e provocatore, ma con un messag­gio e con un’azione che non fuoriescono dal quadro del giudaismo del proprio tempo. Ecco perché la terza ricerca interviene a temperare l’importanza del criterio di originalità (o di differenza), assunto dalla seconda ricerca, rin­calzandolo con un criterio di plausibilità sto­rica. Viene quindi assunto come autentico quel che appare plausibile nel quadro del giu­daismo palestinese del tempo di Gesù (plausi­bilità a monte), ma anche quel che spiega l’evoluzione della tradizione di Gesù dopo Pasqua (plausibilità a valle). Per esempio, il fatto che due antiche correnti del cristianesi­mo abbiano potuto difendere, l’una l’attaccamento alla Torà (Matteo), l’altra il di­stacco riguardo alla Torà (Paolo e Marco), fa­rà attribuire all’uomo di Nazareth una posi­zione che genera questo duplice sviluppo. All’occorrenza, gli si riconoscerà la volontà di rifondare la Torà, che ricompone la Legge in­torno all’imperativo di amare il prossimo, ma senza abrogarla; la trasgressione del sabato poteva quindi essere intesa tanto come una critica della Legge (Mc 2,28), quanto come il segnale di una riconfigurazione della Legge intorno a precetti maggiori (Mt 12,7-8).
 
b. Il secondo nuovo elemento è l’utilizzo delle fonti extracanoniche.È pur vero che il grande lavoro attualmente in corso di pubblicazione e traduzione dei vangeli apocrifi ha reso più accessibili questi scritti. A sentire i ricercatori, il ricorso alle tradizioni apocrife assume un’importanza più o meno grande. L’ipotesi soggiacente è che una parte della memoria delle parole o dei gesti di Gesù è sfuggita ai quattro vangeli canonici per essere raccolta dal Vangelo di Pietro, o di Tommaso, o degli Ebrei, o dei Nazorei. Ancorché un gran numero di sentenze prestate a Gesù porti effettivamente l’impronta di una riformula­zione spiritualizzante (sovente gnostica) tar­diva, certune hanno fattezze prossime alle pa­role veicolate dai vangeli sinottici. Esempio: «chi è vicino a me, è vicino al fuoco, e chi è lontano da me, è lontano dal Regno» (Vangelo di Tommaso, 82; cf Lc 12,49), o ancora: «Ge­sù ha detto: "Un profeta non è accolto nel proprio villaggio. Un medico non cura i propri conoscenti"» (Vangelo di Tommaso, 31; cf Lc 4,24). L'intera questione è sapere se queste parole preservino una versione «originale» del messaggio di Gesù, o se siano una reinterpreta­zione del II secolo della tradizione cui si ri­fanno i sinottici.
 
c. Terzo nuovo elemento di questa ricerca:il ricorso alla sociologia. In effetti, la storia sociale della Palestina alla tempo di Gesù risulta istruttiva. Se l'impero romano sotto il regno di Tiberio ha conosciuto un periodo po­liticamente tranquillo, in Giudea e in Galilea tensioni sociali e religiose sono percepibili. Agli occhi della maggioranza dei giudei l’onnipresenza della occupazione romana comporta una contaminazione permanente della Terra Santa. Dure sono le condizioni e­conomiche per i piccoli contadini, la cui sorte è fragile: basta che un raccolto vada male per vedersi spossessati dei propri beni e venduti in schiavitù. Questo mondo di contadini, pe­scatori, fittavoli è quello reperibile nelle para­bole, dal momento che Gesù non si rivolge anzitutto alle classi agiate, bensì piuttosto a quelli e a quelle per cui la perdita di un soldo diventa un dramma (Lc 15,8-10). Tra la morte di Erode il Grande (4 a.C.) e lo scoppio della prima guerra giudaica (66 d.C.), l’attualità della Palestina è stata attraversata da un solle­vamento di movimenti protestatari di tipo messianico. A ondate successive si sono sca­tenate rivolte contro il potere romano e i suoi alleati, brandendo la bandiera del Dio-re. Il bagno di sangue provocato dalla truppe di Ponzio Pilato contro i pellegrini galilei (Lc 13,1) dà un’idea della feroce repressione ro­mana contro qualunque effervescenza messia­nica capace di turbare l’ordine pubblico. In ta­le contesto si capisce che la questione del tri­buto a Cesare fosse assolutamente bruciante (Mc 12,13-17). Fare de «il regno dei cieli» il centro del proprio messaggio esponeva Gesù ad essere assimilato agli agitatori messianici. Si comprende meglio che egli abbia evitato ogni riferimento nazionalista e ogni titolo messianico, desiderando di non essere confu­so con il fanatismo zelota. Ciononostante i Sadducei sembrano esser riusciti a convincere Pilato proprio del sospetto di agitazione mes­sianica, il che spiega il cartello della croce: «Gesù il Nazareno re dei Giudei», che gli at­tribuisce una ambizione politica sovversiva.
Il contesto sociopolitico di colonizzazio­ne fa capire anche la frequenza degli esorci­smi nella pratica di Gesù. È stato dimostrato che le società la cui cultura risulta alienata da una occupazione politica, generano un numero di possessioni demoniache superiore alla me­dia, come se l’alienazione politica del paese si concretizzasse nel corpo di certi individui con il fenomeno di alienazione psicologica. Colpi­sce l’analogia con la Palestina occupata e la frequenza degli esorcismi di Gesù. L’attenzione agli indici sociopolitici forniti dal vangeli sinottici, comparati ad altre socie­tà economicamente e socialmente prossime, permette così di ricomporre un'immagine dell'impatto sociale del movimento di Gesù. Si misura la differenza tra la focalizzazione sulla figura individuale di Gesù e l’attenzione della terza ricerca per il suo ambiente sociale; nel passaggio dall’una all’altra l’antropologia si è spostata in direzione delle scienze sociali.
 
5.Cosa concludere dalla successione di queste tre ricerche?
Si potrà rilevare anzitutto che dalla prima alla terza ricerca gli studiosi hanno preso le loro distanze rispetto all’arbitrarietà degli inizi. Sono stati abbandonati gli eccessi della cri­tica razionalista, che negava ogni pertinenza alle guarigioni carismatiche di Gesù con il pretesto di non essere razionalmente spiegabi­li (E. Renan). Al contrario, oggi si ritiene che la pratica terapeutica del Galileo sia uno dei fattori più certi della sua attività. Similmente, la pretesa di ricostruire la psicologia di Gesù si ispira più al romanzo che non alla ricerca storica.
Constatiamo altresì che, conformemente all’uso di ogni indagine storica, la ricerca del Gesù della storia riflette le questioni della propria epoca. Lo storico interroga il passato a partire dalla propria cultura e in funzione di essa. La riscoperta dell’ebraicità di Gesù a partire dal 1980 è un effetto della presa di co­scienza, consecutiva al dramma della Shoà dei nostri rapporti con il giudaismo. In tal senso, un interesse culturale o spirituale interamente nuovo potrà suscitare per il futuro la valoriz­zazione d'un aspetto finora disatteso della persona di Gesù.
Sul piano teologico, infine, certe acquisi­zioni della seconda ricerca sono di grande solidità. Si pensi al ruolo centrale dell’escatologia (Regno di Dio) per la com­prensione che il Galileo aveva di sé (i sinottici sono unanimi al riguardo). Come pure al fatto che Gesù non abbia formulato una pretesa messianica: non ha detto quel che era, ma ha fatto quel che era - cosa a cui i primi cristiani hanno reagito dispiegando una titolatura cri­stologica, che è la risposta della fede alla sua venuta. La teologia può d’altra parte risponde­re qui alla constatazione posta dallo storico: Gesù non si è proclamato «Messia», perché questa discrezione di Gesù? La conoscenza di una tradizione giudaica permette di rispon­dere: «Messia» non è un’autodesignazione, ma un riconoscimento da parte del popolo. Mai ci si autodichiara «Messia». È Rabbi A­qiba a dichiarar Messia Shimon bar Kochba, nel contesto della seconda guerra giudaica.
Nei segni apocalittici di Mc 13.21, qualcuno dice: «eccolo qua, eccolo là», e si tratta sem­pre di designazioni dall’esterno. Il fatto che Gesù non si sia autodichiarato tale, non deve essere percepito come una delusione da parte della teologia; l'uomo di Nazareth poteva solo attendere che la sua vocazione fosse ricono­sciuta da altri per essere convalidata. In tal senso, considero la confessione di Pietro a Cesarea: «Tu sei il messia», come storicamen­te plausibile. Si aggiunge a questo, come ho già detto, la reticenza di Gesù rispetto al sapo­re nazionalista del titolo.
Concludiamo con J.P. Meier: «La prima indagine produsse una sfilza di “biografie liberali” di Gesù nella Germania del XIX secolo e raggiunse il suo culmine e la sua conclusione nella Ricerca sui Gesù storico di A. Schweitzer (1906). Queste biografie liberali spesso rispecchiavano la fantasia fin troppo fervida dei loro autori. anziché i dati dei vangeli. La seconda ricerca, portata avanti specialmente da “postbult­manniani” come E. Käsemann e G. Bornkamm negli anni ‘50, cercò di essere più attenta nella enunciazione dei criteri per le valutazioni storiche. Negli anni ‘90, la terza ricerca ha tentato di essere più sofisticata nella sua metodologia, più autocosciente e più auto­critica nell’affrontare le precomprensioni e gli orientamenti di un dato autore, e più determi­nata a scrivere storia, invece di una teologia o cristologia nascoste. La terza ricerca beneficia delle recenti scoperte archeologiche, di una migliore conoscenza della lingua aramaica e del contesto culturale della Palestina del I secolo e di una concezione variegata del giu­daismo (o giudaismi) intorno al trapasso delle epoche, nonché di nuove intuizioni offerte dall'analisi sociologica e dalla teoria letteraria moderna» (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. vol. II: Mentore, messaggio e miracoli, Queriniana, Brescia 2002, pp. 7-8).
 
6. Orientamenti bibliografici
 
Introduzioni e panoramiche sulle fasi della ricerca
AA .VV ., Jésus, compléments d'enquête, Paris, Bayard, 2007.
Den Heyer C.J., La sto­ricità di Gesù, Claudiana, Torino 2000 (orig. oland. 1996).
Focant – Schlosser J. – Marguerat D. – Sevrin J.-M., Le Jésus de l'histoire, Bruxelles, Lu­men Vitae, 1997.
Ghiberti G. Bilancio della ricerca storica di Gesù, in: AA. VV., In­dagine su Gesù. Bilancio storico e prospetti­ve fenomenologiche, Glossa, Milano 2002, pp. 9-87.
Gibert P. –Theobald C. (ed.), Le cas Jésus Christ. Exégètes, historiens et théologiens en confrontation, Paris, Bayard, 2002.
Jossa G., La verità dei van­geli. Gesù di Nazaret fra storia e fede, Carocci, Roma 20012 (19981).
Jossa G., Gesù Messia?. Un dilemma storico, Carocci, Roma 20012 (19981).
Jossa G., Il cristianesimo ha tradito Gesù?, Carocci, Roma 2008.
Marguerat D. –Norelli E. – Poffet J.-M. (edd.), Jésus de Nazareth. Nouvelles ap­proches d'une énigme, Genève, Labor et Fides, 2e éd. 2003.
Marguerat D., La "troisième quête " du Jésus de l'histoire, «Recherches de science religieuse» 87 (1999) 397-421.
Prinzivalli E. (a cura), L'enigma Gesù, Carocci, Roma 2008
Schweizer E., Gesù la parabola di Dio. Il punto sulla vita di Gesù, Queriniana, Brescia 1996 (orig. 1994).
Segalla G., La "terza ricerca" del Gesù storico e il suo mo­dello complesso di indagine, in: AA. VV., In­dagine su Gesù…, cit.
Segalla G., La terza ricerca del Gesù storico e il suo paradigma postmoderno (storiografico, metodologico, teologico), in: R. Gibellini (ed.), Prospettive teologiche per il XX secolo, Queriniana, Brescia 2003, pp. 227-250.
 
First Quest
Bultmann R., Gesù, Queriniana, Brescia 2003 (or. 1929)
Kähler M., Il cosid­detto Gesù storico e l'autentico Cristo biblico, D’Auria, Napoli 1992 (orig. 1886).
Schweitzer A., Storia della ricerca sulla vita di Gesù (Biblioteca di sto­ria e storiografia dei tempi biblici, 4), Paideia, Brescia 1986 (orig. 1906).
 
Second Quest
Bornkamm G., Gesù di Nazaret, Claudiana, Torino 1968 (orig. 1960).
Fabris R., Gesù di Nazareth. Storia e interpretazione, Cittadella. Assisi 1983; 19916.
Jeremias J., Teologia del Nuono Testamento. vol. I: La predicazione di Gesù, Paideia, Brescia 1972; 19762 (orig. 1971).
Käsemann E., Il pro­blema del Gesù storico, in: E. Käsemann, Saggi esegetici, Marietti, Casale Monferrato 1985, pp. 30-57.
 
Third Quest
Barbaglio G., Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica, EDB, Bologna 2003
Borg M.J., Jesus in Contemporarv Scholarship,Valley Forge, Pennsylvania 1994.
Crossan J.D., The Historical Jesus. The Life of a Mediterranean, Jewish Peasant, T&T Clark, Edinburgh 1991,
Dunn J.D.G., Christianity in the making: Jesus Remembered, Eerdmans, Grand Rapids, Michigan 2003 (tra. it. qui sotto)
Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 1.: Fede e Gesù storico, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 29), Paideia Brescia 2006.
Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 2. : La missione di Gesù, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 30), Paideia Brescia 2006.
Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 3. : L’acme della passione di Gesù, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 31), Paideia Brescia 2007.
Flusser D., Jesus, Morcelliana, Brescia 1997 (orig. 1968; 199318).
Johnson L.T., The Real Jesus. The Misguided Quest for the Historical Jesus and the Truth of the Traditional Gospels, Har­per/Collins, San Francisco 1996.
Meier J.P., Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico: I. Le radici del problema e della persona,Queriniana, Brescia 2001 (orig. 1991) 472 pp.; 2. Mentore, messaggio e miracoli, 2002 (orig. 1994), 1344 pp.; 3. Compagni e antagonisti, 2003 (orig. 2001), 736 pp. [IV volume in uscita]
Powell M.A., Jesus as a Figure in History. How Modern Historians View the Man from Galilee, Westminster J.K. Press, Louisville 1998.
Sanders E.P., Gesù e il giudaismo. Marietti, Casale Monferrato 1992 [orig. 1985])
Theissen G. – Merz B., Il Gesù storico. Un manuale (Biblioteca biblica, 25), Queriniana, Brescia 1999 (orig. 1996; 19992).
Vermes G., Gesù l'ebreo, Borla. Roma 1983,
Vermes G., I volti di Gesù, Bompiani, Milano 2000
Vermes G., La Religione di Gesù l'Ebreo: un grande sfida al cristianesimo, Cittadella, Assisi 2002 (orig. 1993).
Witherington III B., The Jesus Quest. The third Search for the Jew of Nazareth, Inter­Varsity Press, Downers Grove 1997.



 
 
Storia della ricerca sulla vita di Gesù
(da: G. Theissen – A. Merz, Il Gesù storico. Un manuale, Queriniana, Brescia 1999, pg. 26)
 
 
Spunti critici per la ricerca su Gesù

Ricerca liberale sulla vita di Gesù

Fallimento della ricerca sulla vita di Gesù

“Nuova ricerca” sul Gesù storico

“Third quest” for the historical Jesus

Rappresentanti di rilievo

Reimarus; Lessing; Herder; Strauss

Holtzmann; Hase; Beyschlag

Schweitzer; Bultmann; Dibelius; Schmidt; Wrede

Kaesemann; Bornkamm; Fuchs; Ebeling; Braun

Sanders; Vermes; Theissen; Burchard; Crossan

Asserzioni principali

H.S. Reimarus:
· distinzione tra il Gesù storico e il Cristo della chiesa
· la teoria dell’inganno spiega la discrepanza
· Gesù interpretato in contesto giudaico
D.F. Strauss:
· teoria del mito: la tradizione su Gesù (spec. Gv.) presenta tratti mitici marcati

· Ricostruzione storico-critica della vita di Gesù sulle base delle fonti più antiche:
- Mc come cornice (sviluppo biografico; svolta: Mc 8);
- viene inserita la dottrina di Gesù ricostruita sulla base di Q

· Carattere proiettivo delle immagini sulla vita di Gesù (A. Schweitzer)
· Carattere frammentario della tradizione su Gesù: piccole unità, cornice secondaria
· Carattere kerigmatico della tradizione su Gesù

· La convinzione della identità tra il Gesù terreno e il Cristo innalzato richiede che ci interroghi sul Gesù storico
· L’aggancio del kerygma su Cristo viene trovato nella rivendicazione di autorità (“cristologie implicite”)
· Conseg.: Gesù viene percepito in contrasto con il giudaismo

· Gesù in contesto giudaico recepito come fondatore di un “movimento di rinnovamento all’interno del giudaismo” (Sanders)
· Continuità tra Gesù e Cristo:
- sul piano teologico applicazione di modelli interpretativi biblico-giudaici;
- sul piano sociologico: carismatici itineranti portano avanti lo stile di vita di Gesù

Metodo / criterio

· Reimarus: punto di vista solo storico
· Strauss: punto di vista “mitico” (storia delle forme)

· Critica letteraria (teoria delle due fonti)

· Storia delle forme
· Storia delle redazione
· Storia delle religioni

· Criterio della differenza (distacco di Gesù dal giudaismo e dal cristianesimo primitivo)

· Criterio della plausibilità storica (riferimento al contesto giudaico dell’attività di Gesù)

Contesto storico della teologia e della filosofia

· L’illuminismo esige l’applicazione di metodi storico-critici ai testi biblici
· La filosofia di Hegel influenza Strauss

· Posizione della teologia liberale critica nei confronti della chiesa: liberare la fede dal dogma e rinnovarla a partire dalla storia

· Teologia dialettica (è sufficiente l’ ‘evento’)
· Esistenzialismo (contro l’accertamento mediante fatti storici)
· Scuola storico-religiosa (colloca Gesù entro il giudaismo)

· I rappresentanti più recenti della teologia dialettica si sforzano di colmare i fossati tra rivelazione e storia
· Dialogo giudaico-cristiano:
- gli Ebrei scoprono Gesù come parte della loro storia;
- i cristiani approfondiscono le propria radici giudaiche.

 

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L. Zappella, La ricerca sul Gesù storico237.99 KB